Scontro Mussolini-Carancini
«Metta subito giù quel dito»

Scontro Mussolini-Carancini «Metta subito giù quel dito»
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Sabato 28 Aprile 2018, 05:15
MACERATA - Doveva essere un incontro di pacificazione ma ieri si è arrivati a un passo dallo scontro fisico tra il sindaco Romano Carancini e l’europarlamentare Alessandra Mussolini, arrivata in città dopo la «pignata antifascista», con il fantoccio del duce preso a bastonate dai bambini in piazza Cesare Battisti il 25 aprile. «Un atto osceno» ha tuonato la Mussolini che si è scagliata pesantemente - per un post frainteso - contro il vicesindaco Monteverde suscitando l’ira del primo cittadino che ha replicato: «Lei si deve vergognare».

I due si sono avvicinati minacciosamente e impetuosamente davanti a una schiera di telecamere e di giornalisti: «Lei deve chiedere scusa alla città e alla famiglia Mussolini. Macerata ha vissuto dei fatti gravissimi, io non ho voluto fare un gesto dimostrativo in onore di Pamela». Ad un certo punto la Mussolini si è allontanata. «Se ne va come i fascisti che non ascoltavano nessuno? - l’ha apostrofata Carancini - io l’ho ascoltata, ho fatto una condanna esplicita». «Non urli!». «Metta giù il dito». «Lei ha insultato l’amministrazione». «Chieda scusa alla famiglia Mussolini, chieda scusa in faccia a me». «Adesso andrete al Governo...». «No, ci andrete voi». Far west dialettico in Comune e scintille anche per le scale.

L’attacco all’assessore Stefania Monteverde con la richiesta di dimissioni ed una scatola di vermi al seguito in segno di scherno nei suoi confronti, il durissimo battibecco col sindaco Romano Carancini in Comune, con la richiesta di scuse al primo cittadino per la pignata antifascista andata in scena il 25 aprile col fantoccio che rappresentava Benito Mussolini, l’incontro con il prefetto Roberta Preziotti. In mezzo tante mani strette, foto e selfie fatti con cittadini e sostenitori. Il ciclone Alessandra Mussolini, arrivata in una Macerata blindata dalle forze dell’ordine, proveniente da Bruxelles, è passato con la carica che sprigiona l’europarlamentare ogni qual volta la si vede protagonista in politica. Le prime bordate le ha indirizzate al vice sindaco Stefania Monteverde, che in mattinata si era affacciata in centro. «Ho portato qui questa scatola piena di vermi che mi furono fatti trovare anni fa in un albergo del Veneto dove soggiornai – ha esordito la Mussolini - per farmi capire che non ero ben accetta. Ho ripensato a quel fatto perché i vermi hanno una loro funzione nell’ecosistema. Essendo lei un’assessore alla Cultura ed anche all’infanzia, quando mi hanno detto quello che è accaduto qui non ci volevo credere. È una cosa così grave, così diseducativa, una manipolazione violenta di un fatto atroce, di uno scempio che non deve essere rievocato. Se noi, dopo tanti anni, continuiamo con la violenza e con l’odio allora non ci sarà mai una pacificazione. Chiedo le dimissioni della Monteverde ed il ritiro delle sue deleghe. Le donne in genere hanno una marcia in più: lei neanche quella».

Non poteva la Mussolini non rievocare poi i tragici fatti recenti che hanno visto coinvolta Macerata. «Questa città che ha visto un delitto efferato come quello della povera Pamela – ha continuato la Mussolini - una città che è stata teatro di violenza deve fare uno sforzo in più per la democrazia e per unire. Che messaggio è mettere un fantoccio a testa in giù? Vorrei vedere se a parti invertite, cioè mettendo il fantoccio di un partigiano ad essere bastonato, non si sarebbe parlato di atto gravissimo. Qui parlo a nome della mia famiglia, di mia sorella Elisabetta e di mia cugina Edda. Vogliamo delle scuse dal sindaco e non solo: chiederò sia al presidente della Repubblica, Mattarella, che al segretario del Pd, Martina, di intervenire e dire qualcosa su questo atto grave ed inaccettabile».
L’incontro negato
Un duro attacco della Mussolini, solo antipasto di quello che pochi minuti dopo è accaduto a Palazzo Conventati tra l’eurodeputata e Romano Carancini. Esploso immediatamente quando il sindaco ha negato alla delegazione di Forza Italia la partecipazione all’incontro con la Mussolini. «Lei mi ha chiesto un incontro privato e può entrare solo lei nel mio studio» ha esordito il sindaco. Al che l’eurodeputata è andata su tutte le furie, alzando il dito in faccia a Carancini: «Io sono qui perché ho visto lo scempio che avete fatto col fantoccio di mio nonno a testa in giù davanti ai bambini che lo prendevano a bastonate. Lei deve chiedere scusa».
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