Donna muore in ospedale a Macerata, indagati 8 medici. I familiari della vittima: «No all’archiviazione»

L'ospedale di Macerata
L'ospedale di Macerata
di Benedetta Lombo
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Martedì 3 Ottobre 2023, 04:25 - Ultimo aggiornamento: 15:00

MACERATA - Ottantunenne investita, muore un mese e mezzo dopo per setticemia. La Procura chiede l’archiviazione per nove medici (uno nel frattempo è morto), i familiari della vittima si oppongono, l’udienza fissata ieri per la discussione è slittata al prossimo 13 novembre per un difetto nelle notifiche. 

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Il calvario dell’anziana di San Ginesio era iniziato il 7 marzo del 2018 quando fu investita a Sant’Angelo in Pontano.

Una donna alla guida di una Fiat Panda stava uscendo da un parcheggio in retromarcia e non si era accorta che l’81enne stava attraversando la strada. L’impatto provocò all’anziana la frattura del femore sinistro e del polso e fu portata d’urgenza all’ospedale di Macerata. Ci rimase per 21 giorni, poi fu trasferita alla casa di cura Marchetti. Il 17 aprile, alla luce delle complicazioni che erano sorte, dalla struttura fu riportata in ospedale dove morì quattro giorni più tardi.

Dopo il decesso dell’anziana la Procura aprì un’indagine a carico di nove medici e di un’infermiera (per quest’ultima la posizione è stata stralciata e si procede separatamente). Sul registro degli indagati finirono due medici dell’ospedale di Macerata e sette della casa di cura Marchetti. Secondo un’iniziale ricostruzione, dopo la somministrazione di un clistere eseguito dall’infermiera prima con una pompetta poi con una sonda rettale, l’anziana avrebbe iniziato a lamentare dolore addominale e a presentare altri sintomi come sudorazione e crisi ipertensiva. L’iniziale ipotesi accusatoria della Procura nei confronti dei due medici dell’ospedale era stata per uno di non aver accertato che la consulenza chirurgica richiesta fosse stata effettuata e per l’altro di non averla effettuata o di non aver redatto il referto relativo agli esiti della visita. In questo modo entrambi avrebbero ritardato la diagnosi della fistola generata dalla lesione provocata dall’inserimento della sonda rettale.

La diagnosi

La diagnosi fu fatta il 14 aprile ma a quel punto i medici della casa di cura Marchetti che si erano occupati dell’assistenza all’81enne, per l’accusa, avrebbero dovuto disporre l’immediato trasferimento dell’anziana in un centro ospedaliero idoneo al trattamento chirurgico, cosa che invece avvenne tre giorni dopo quando l’anziana era in shock settico conclamato. Queste, dunque, erano state le responsabilità preliminarmente ipotizzate dalla Procura che però, a seguito di ulteriori accertamenti, aveva richiesto per tutti i medici inizialmente indagati l’archiviazione ritenendo che l’accusa non fosse sostenibile in giudizio. 


I familiari dell’anziana hanno impugnato la richiesta del pubblico ministero presentando l’opposizione. Per ieri mattina era stata fissata l’udienza di discussione dinanzi al giudice per le indagini preliminari Daniela Bellesi ma l’udienza è slittata a causa di un difetto nelle notifiche ad alcuni degli indagati. La prossima udienza si terrà il 13 novembre. Gli indagati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Giorgio Di Tomassi, Paolo Giustozzi, Manuel e Gianfranco Formica e Andrea Bordoni. I familiari dell’anziana sono invece tutelati dall’avvocato Mario Martorelli.

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