Giovane carbonizzata in auto
I genitori e 7 anni di dubbi
​«Claudia non si è suicidata»

L'auto a fuoco
L'auto a fuoco
di Daniel Fermanelli
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Venerdì 24 Giugno 2016, 10:53
MACERATA - Il 29 ottobre del 2009 venne trovata carbonizzata nella  sua Fiat Panda lungo la strada di contrada Alberotondo,  appena fuori Macerata. Per la magistratura si è trattato  di un suicidio, ma a distanza di sette anni, i familiari  di Claudia Bartolozzi, continuano ad avere tanti dubbi.  «Quella è solo la verità processuale», è il loro  pensiero. Un giallo - almeno secondo la famiglia - sul  quale deve essere ancora fatta chiarezza.  


Claudia, residente a Macerata ma originaria di  Corridonia, era una giovane mamma di 33 anni che  lavorava come operatrice sociosanitaria all'ospedale del  capoluogo. Una morte atroce che sin dall'inizio aveva  presentato diversi aspetti da chiarire. Ma dalle  indagini non emersero elementi che avessero potuto  far pensare a un omicidio o a una tragica fatalità. Per  la Procura si è trattato di un suicidio, tesi condivisa  dal Gip. Pero ora il caso è riesploso, almeno  mediaticamente. Ieri mattina infatti, per provare a fare  ulteriore luce sulla morte, è arrivata in ospedale una  troupe di “Chi l'ha visto?”. Una presenza che non è  passata inosservata. L'inviato della trasmissione  televisiva di Rai 3 ha raccolto le testimonianze di chi  lavorava con Chiara nel reparto di pneumologia. Sono  stati anche intervistati i suoi familiari. I genitori  ritengono che la loro figlia non avesse alcun motivo di  togliersi la vita.

L'avvocato Sandro Giustozzi, che assiste la famiglia,  all'epoca aveva indicato alcuni particolari della  tragedia meritevoli di approfondimento. “In primo luogo  - aveva detto - la scena della morte. Nell'auto  vennero trovate tracce di liquido infiammabile, ma  nessun oggetto utilizzabile per appiccare il fuoco;  inoltre sono state rivenute delle pillole nell'auto ma  non nello stomaco della ragazza. Altro aspetto, le ore  precedenti la tragedia. Il giorno prima Claudia aveva  parlato con la madre del suo futuro, era tranquilla e  non lasciava intendere intenzioni suicide; inoltre il  pomeriggio precedente aveva ricevuto molte telefonate  minacciose, tanto che una collega l'aveva invitata a  dormire con lei”. Ma sul tavolino dell'uscio  dell'abitazione della vittima, in via Pace a Macerata,  dove Claudia era andata a vivere, la polizia trovò un  bigliettino in stampatello con scritto: “Perdonatemi,  voglio bene alle bambine”. «Ma non si sa quando risale  quel biglietto, forse in un precedente momento di  sconforto - aveva detto la famiglia -. Amava le sue  bambine, per le quali aveva appena comprato una nuova  casa, era soddisfatta del suo lavoro in ospedale, era  solare e piena di vita. Non si sarebbe mai uccisa».  
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