Contagiati dal Coronavirus e morti alla casa di riposo, la rabbia dei familiari: «Se qualcuno ha sbagliato deve pagare»

Cingoli, contagiati dal Coronavirus e morti alla casa di riposo, la rabbia dei familiari: «Se qualcuno ha sbagliato deve pagare»
Cingoli, contagiati dal Coronavirus e morti alla casa di riposo, la rabbia dei familiari: «Se qualcuno ha sbagliato deve pagare»
di Alessandra Bastarè e Leonardo Massacesi
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Mercoledì 18 Marzo 2020, 04:55

CINGOLI - «Se qualcuno ha sbagliato deve pagare». Ci sono rabbia e dolore nelle parole di Mirella, figlia di Isolina Carbonari, una dei due ospiti morti nella casa di riposo di Cingoli a causa delle complicazioni causate dal Coronavirus. La struttura per anziani - in cui ci sono 35 positivi, compresi due operatori sanitari - è diventata per il territorio non solo il triste simbolo di un dramma globale, ma anche l’oggetto di aspre polemiche, che prima contrapponevano Comune e Asur. E oggi anche le famiglie degli ospiti. 
 
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«Mi madre è stata tumulata al cimitero questa mattina (ieri, ndr) alle 9:30 e nessuno di noi ha partecipato: niente fiori, niente manifesti, nessuna messa, è davvero una cosa tristissima, non so nemmeno a che ora è morta - dice ancora la figlia di Isolina -. E poi, com’è stata contagiata? Mi auguro che se qualcuno ha sbagliato in questa situazione paghi».
 
Isolina, 89 anni, di Cingoli, è deceduta lunedì all’ospedale di Camerino. «Il 29 febbraio si era sentita male e l’ho portata all’ospedale di Jesi: le hanno fatto una flebo dicendo che era disidratata e la sera l’abbiamo riportata alla casa di riposo – racconta ancora Mirella -. L’ultima volta l’ho vista mercoledì 4 marzo, l’indomani sono andata per portarle alcuni pigiami e già non mi hanno fatto più entrare. Sono tornata a casa e ho ricevuto una telefonata intorno alle 18 dalla struttura: “sua madre ha la febbre a 38,5 e abbiamo chiamato la dottoressa. Abbiamo bisogno di medicine che qui non ci sono”». 

Il racconto 
«A quel punto - prosegue Mirella - sono subito andata a comprarle e le ho portate alla casa di riposo. Venerdì sera mia madre mi ha chiamato, dato che aveva con sé un cellulare, dicendomi che mi voleva sentire. Sabato mattina le infermiere mi hanno chiamato per dirmi che mia madre aveva la febbre a 40 e che stava per arrivare il 118 per portarla all’ospedale a Jesi; qui la dottoressa ci ha detto che sarebbe stata sottoposta al tampone per il Covid-19. Domenica 8, alle 21 circa, ci hanno comunicato che era positiva e l’hanno trasferita all’ospedale di Camerino e da quel momento anche noi siamo in quarantena. Non possiamo sapere dove ha preso il virus. Anche un visitatore esterno potrebbe averlo portato nella casa di riposo dato che il sindaco ha firmato un’ordinanza in cui si dice a tutte le persone che sono entrate nella struttura dal 20 febbraio in poi devono comunicarlo al Centro operativo comunale. Mi auguro che quando tutto sarà finito chi ha sbagliato paghi e chi dovrà essere premiato riceverà ciò che gli spetta. A tal proposito ringraziamo tutto il servizio sanitario di Jesi e di Camerino e la Croce Rossa di Cingoli». Al momento i pazienti positivi nella casa di riposo sono 33, più due operatori, uno in isolamento a casa e uno ricoverato in ospedale. 

L’intervento 
Anche il leader della Lega Matteo Salvini è intervenuto sulla questione. «Abbiamo situazioni preoccupanti di case di riposo – ha scritto sul suo profilo social – come quella di Cingoli dove tutti gli ospiti hanno contratto il Coronavirus. Mancano medici, mascherine, guanti e altri presidi per evitare ulteriori contagi. Ci risulta, ne ho parlato personalmente con il vicesindaco Filippo Saltamartini, che sia stato chiesto aiuto da giovedì scorso ma né dalla regione Marche, né dalla Protezione civile sono arrivate risposte concrete. Bisogna intervenire. Si ricorra ai medici militari». Il leader del Carroccio ha anche scritto al presidente Conte per chiedere un intervento immediato. 

L’appello 
Il sindaco Michele Vittori ha spiegato che «non si tratta più di una casa di riposo ma di un vero e proprio ospedale. Io non dormo da giorni e ho anche fatto una diffida alla Regione Marche per ricevere delle risposte in merito, che però non sono arrivate. Il personale sanitario continua a lavorare senza le adeguate protezioni e abbiamo bisogno dei medici militari e di risposte concrete».
Alessandra Bastarè
Leonardo Massaccesi

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