L'architetto Ferdinando Leoni con il “mattone” nel Dna: «In cantiere a 4 anni, la polvere mi inebriò»

«In cantiere a 4 anni, la polvere mi inebriò»
«In cantiere a 4 anni, la polvere mi inebriò»
di Elisabetta Marsigli
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Domenica 15 Ottobre 2023, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 11:02

PESARO È nato con “il mattone” nel suo Dna e ha respirato la polvere di un cantiere fin dai suoi 4 anni: Ferdinando Leoni, noto architetto pesarese, proviene da una famiglia di costruttori edili, ma la sua carriera ha camminato di pari passo con la passione per il suo lavoro.

È nato a Mercatale di Sassocorvaro, il 7 agosto 1956: «Mia madre e mio padre erano di quella zona e, anche se abitavano già a Pesaro, mia madre preferì tornare a casa di sua sorella per partorire», racconta Ferdinando, Fefè per gli amici. «Mio padre era un imprenditore edile, quello che costruì la strada della Siligata. Ricordo benissimo quando mi portò, con la sua 1100 Tv, su quel cantiere a soli 4 anni. Ero felicissimo. Mio nonno materno, d’altronde, aveva costruito la strada che va da Montecchio a Carpegna nel primo dopoguerra: avevo il mattone nel Dna». Non va dimenticato poi che lo zio di Fefè era Giuseppe Montagna che, insieme a Bertozzini, furono i principali ricostruttori di Pesaro nel secondo dopoguerra. 


La mamma amatissima


A differenza dei suoi fratelli, Pietro, oggi 76enne ex professore di ematologia all’Università di Ancona, Francesco, 71enne ex preside del Liceo Mengaroni, e della sorella Annalisa, odontoiatra all’ospedale di Lodi, per Fefè è stato quasi un destino segnato a partire dalle scelte delle scuole: prima l’Istituto tecnico per geometri e poi la facoltà di architettura a Firenze. Le elementari le iniziò a 5 anni: «Feci la primina perché mi ero rifiutato di andare all’asilo: ero molto mammone, molto legato alla mia mamma e fu un grave lutto quando scomparve dalla mia vita, avevo solo 7 anni».

Alle superiori aveva 7 in condotta: «Ero un po’ discolo, ma a scuola andavo bene: sulle tre sezioni dell’Istituto Tecnico Bramante, al mio diploma, nel ’74, ebbi il voto più alto di tutti gli 85 studenti». Insomma, un ottimo studente che non sopportava le imposizioni. «Appena laureato, nel ’79 dopo, 5 anni a Firenze e la laurea presa con l’assistenza di un gran professore come l’architetto Marco Tamino, ho immediatamente aperto uno studio privato da libero professionista e nell’aprile del 1980 ho firmato il primo progetto per una palazzina di 6 appartamenti in via Foschi, a Pesaro».

I mattoni nel Dna, ma anche la passione per la sua città: «Nel 1985, assieme a Pradarelli, Vannini e Vincenzetti feci una proposta per la sistemazione del lungomare di Pesaro che è sfociata poi, nell’86, con l’incarico per la sistemazione di viale Trieste tra via Ninchi e la pista di pattinaggio.

Fummo tra i primi a realizzare un “arredo urbano”. A quei tempi viale Trieste era deserta, non era luogo di passeggiate neanche in estate». Questa sua passione per i luoghi urbani prosegue con la sistemazione della piazza dei giochi di viale Zara e poi del lungo mare Nazario Sauro, nel 1992, fino ad arrivare all’oggi con piazzale D’Annunzio. «La mia passione è sempre stata quella per il recupero dei luoghi: la trasformazione dei “non luoghi”, come li definisce Marc Augé, a luoghi urbani. È un qualcosa che esula dalla consuetudine».

Non è un caso quindi che Fefè abbia a cuore anche la salvaguardia dell’ambiente: «Presi la prima tessera del Wwf a 20 anni e sono responsabile regionale degli esperti promotori per la mobilità ciclistica, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta. La bici intesa come mobilità urbana e turistica». Lo sport e la musica Tra gli 11 e i 18 anni ha militato nella squadra di rugby, in serie C e di pallanuoto con la Vis Sauro, ma non ha mai smesso di tenersi in forma: ancora oggi, ogni mattina alle 6.45 si fa un’ora di camminata. Fuori dalla sua professione è stato anche un appassionato di fotografia e di moto: «La prima a 20 anni, durante l’università, e la seconda è iniziata a 20 anni ed è finita da pochissimo, con la vendita dell’ultima moto».


Bongusto e i Rolling Stones


La musica l’ha ascoltata fin da piccolissimo: «mio fratello Francesco era un vero fanatico di musica: il primo 45 giri che entrò a casa nostra fu “Una rotonda sul mare” di Fred Bongusto, il secondo “Let’s spend the night together” dei Rolling Stones. Amo la musica classica e il jazz, ma non la lirica». A 67 anni, Fefè si sente realizzato, «perché non mi sento di aver mai “lavorato”: tutto quello che ho fatto l’ho fatto con passione. Tutto ciò che riguarda l’edilizia e l’architettura è un divertimento per me. Fin da quando andai in quel cantiere a 4 anni: quella polvere mi entrò nel sangue». 

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