Il sindaco di Macerata Sandro Parcaroli: ​«Dal garage a Cupertino così ho spiccato il volo»

Sandro Parcaroli da ragazzo
Sandro Parcaroli da ragazzo
di Giulia Sancricca
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Lunedì 16 Ottobre 2023, 12:59

MACERATA - È stata forse la passione per il volo - da figlio di un militare in Aeronautica che aveva fatto la guerra - ad avergli permesso di decollare. Non in aria, però, ma nella vita. E tenendo sempre i piedi ben piantati a terra. «Lavoro, iniziativa e fortuna». Sono questi, secondo Sandro Parcaroli (classe 1956), sindaco di Macerata, presidente della Provincia e prima ancora imprenditore, gli ingredienti che lo hanno accompagnato nel suo percorso imprenditoriale.

Un percorso dove, passo dopo passo, ha raggiunto risultati che lui stesso non avrebbe mai immaginato. La sua è la storia di chi parte dal nulla e arriva in alto. Da un garage di famiglia nel cuore di Camerino, dove la sua passione per l’informatica, unita appunto al lavoro e all’iniziativa, lo hanno portato così in alto da rendere oggi la famiglia Parcaroli un punto di riferimento in Italia nella rivendita di prodotti Apple.  


«Ho frequentato i primi due anni di istituto tecnico a Camerino, poi ho terminato gli ultimi tre a San Severino perché volevo seguire l’indirizzo di informatica. È sempre stata questa la mia grande passione». Uno studente interessato alle materie scientifiche: «Amavo matematica, scienze, ma anche storia e geografia. Quelle che preferivo meno erano le materie letterarie. Dopo il diploma mi sono iscritto alla facoltà di Ingegneria elettronica all’Università di Ancona ed è lì che scopro i primi personal computer». Un doppio incontro che gli ha cambiato la vita: non solo le prime macchine informatiche portatili, ma anche il legame con colei che diventerà sua moglie, Emanuela, studentessa di Economia ad Ancona, ma anche lei originaria dell’entroterra maceratese.

«Nel 1981 ho acquistato il mio primo personal computer e un anno dopo, insieme a Emanuela, abbiamo aperto la nostra attività, Med Computer, nel garage di Camerino. Io mi occupavo dei software e lei della parte commerciale: all’epoca senza un ragioniere non si poteva ottenere quel tipo di licenza». Erano gli anni in cui, dall’altra parte del mondo, un altro giovane, di un anno più grande di Parcaroli, iniziava a farsi ampiamente spazio nel campo dell’informatica: Steve Jobs. «Apple in Italia non esisteva ancora e per conoscere quel marchio che sembrava già aver segnato il suo grande futuro non avevamo internet, ma le riviste.

Ho subito creduto che, grazie a quei prodotti, l’informatica sarebbe stata presto alla portata di tutti. Mi colpì la semplicità di utilizzo, ben diversa dalle altre macchine». Ma era anche il periodo in cui iniziavano gli studi approfonditi delle zone sismiche in Italia: «Avevo acquistato un software ad Avellino e creato io stesso una serie di pacchetti per eseguire più velocemente i calcoli legati a questo settore. Il successo arrivò presto: non vendevo solo la macchina, ma anche il carburante, se così possiamo dire».

Allora inizia l’ascesa: l’azienda si ingrandisce e si trasferisce nel capoluogo. Intanto Parcaroli vola a Cupertino dove il giovane Jobs gli mostra la sua fabbrica: «Nella Silicon Valley, 600 dipendenti producevano un Macintosh ogni 27 secondi». Una realtà che gli confermò ciò di cui lui stesso era già convinto: l’ascesa sarebbe stata irrefrenabile. E così è stato. Ma accanto alla crescita professionale Parcaroli ha sempre tenuto quella della famiglia: «Il 23 ottobre con mia moglie festeggeremo 40 anni di matrimonio con due figli (Lucia e Stefano) e due nipoti». Rimpianti? «Oggi vorrei godermi di più i miei nipoti. Per il resto, il fatto che l’azienda sia cresciuta insieme a mia moglie e ai miei figli, e che loro stessi ne abbiano fatto parte, ci ha permesso di stare sempre insieme. Se mia moglie non fosse stata al mio fianco anche nel lavoro credo che sarebbe stato più difficile». 


Ma torniamo alla passione per il volo, che si intreccia con un altro tassello della gioventù di Parcaroli, quello del militare: «Mio padre era stato in guerra in Aeronautica e mi ha trasmesso la passione per il volo. Avrei voluto prendere il brevetto, ma gli ultraleggeri erano troppo leggeri e mi facevano paura: avevo un figlio piccolo e decisi di rinunciare. Però il militare l’ho fatto in Aeronatuca a Viterbo».

Un altro volo che ha spiccato è poi quello della politica: «Un tema che non mi aveva mai interessato prima. Tuttora dico di essere un imprenditore prestato alla politica. Questa terra mi ha dato così tanto che sto provando a dare il mio contributo impegnandomi con onestà e tanto lavoro».

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