Un artista forse poco studiato, finora, ma che comunque ha ugualmente lasciato un'impronta nell'arte italiana: le opere di Oreste Bogliardi, nato nel 1900 e scomparso nel 1968 sono esposte a Monte Vidon Corrado, nella casa museo Osvaldo Licini e nel centro studi Osvaldo Licini, fino al prossimo 7 gennaio.
Il Paradiso
«Quando dipingo mi pare di essere in Paradiso», era solito ripetere Bogliardi, del quale sono esposti 45 dipinti, prevalentemente provenienti da collezioni private, che costituiscono il corpo di un'esposizione voluta per presentare l'arte di Bogliardi, dal periodo figurativo alla fase astratta degli anni 30, fino alla produzione più tarda dove astrazione e figurazione si alternano. Il percorso espositivo parte con la sezione "Ritratti", al centro studi, dove si vede come l'artista nel suo lavoro andava a fondo indagando il mondo dell'infanzia. Lo si può vedere nel dipinto "Armando", che si caratterizza per una posa austera, o "Francesco", ritratto del fratello, o ancora "Luisa Rapetti". Si segnalano anche la "Leopolda", che risale agli anni 30, "Graziella" del 1946 e, una delle ultime opere dell'artista, un delicato ed essenziale volto di bimba, la nipote Arianna. Proprio lei, Arianna Ghilardetti, ha collaborato alla mostra, curata da Daniela Simoni e Franco Tagliapietra. Nella stanza accanto ci sono le opere della sezione Paesaggi e Nature Morte, genere appreso da Bogliardi negli anni dell'Accademia, del quale su tutti i quadri si ricorda il "Paesaggio invernale", realizzato dopo l'invito alla Biennale di Venezia: si caratterizza per i colori invernali, con un uso abbondante del bianco per la neve.
Il confronto
Nella sala c'è anche un ideale confronto con opere di De Amicis, con il quale e insieme a D'Errico, Fontana, Ghiringhelli, Licini, Melotti, Reggiani, Soldati e Veronesi, firma nel 1935 il manifesto per la "Prima collettiva d'arte astratta italiana".