Terremoto nella notte

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Giovedì 25 Agosto 2016, 05:00
IL DISASTRO dal nostro inviato
ARQUATA DEL TRONTO Sasso dopo sasso, pietra su pietra. Si scava con le mani fino a notte nel paesino che non c'è più, come una Longarone dei giorni nostri o una Guernica dopo il passaggio degli Stuka. «Ma qui non c'è più nulla», sussurra con un filo di voce chiunque s'affacci dalla vecchia strada Salaria e guardi giù verso l'abitato di Pescara del Tronto, dove l'altra notte alle ore 3 e 36 il mostro delle rocce ha scosso la montagna e ha spianato la frazione del comune di Arquata che s'allunga a valle verso il nuovo tracciato della statale 4 Ascoli-Roma.
Il versante marchigiano
È qui l'epicentro del versante marchigiano dell'apocalisse che ieri ha provocato 159 morti tra le montagne a cavallo delle province di Rieti e Ascoli Piceno. Tra Arquata e la frazione di Pescara del Tronto sono ci sono 53 vittime, 22 già identificate, tra cui diversi bambini, e altre in cerca d'identità, perché in queste case di tufo e arenaria d'agosto i residenti si moltiplicano per l'arrivo di villeggianti soprattutto da Roma e da Ascoli e così è difficile censire chi fosse lì, l'altra notte, quando la terra s'è rivoltata per un sisma di magnitudo 6.0, con epicentro tra i comuni di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto, a una profondità di quattro chilometri. Un centinaio i feriti, venti dei quali gravi, trasportati negli ospedali di Ascoli, San Benedetto del Tronto e Ancona. Ancora incerto il numero dei dispersi, ancora sepolti tra le macerie soprattutto a Pescara del Tronto, dove al tramonto i soccorritori compiono il miracolo di tirare fuori ancora viva una bambina di dieci anni, più fortunata della sorellina, morta tra le macerie. Nelle Marche, dove la terra ha tremato fino a Pesaro, gli sfollati sarebbero 1.500.
Il richiamo della festa
I dispersi, da bilancio ufficiale, sarebbero 5, dopo che per tutta la giornata s'erano rincorse voci inquietanti su decine di persone scomparse. Pescara del Tronto d'inverno conta un centinaio di residenti, ma d'estate si affolla soprattutto di romani. «Fosse stato una settimane fa sarebbe stata una strage con centinaia di vittime, perché qui c'erano almeno 700 persone», raccontavano i giovani della frazione. Molti erano arrivati in zona per partecipare alla Festa Bella di Spelonga, molto partecipata da queste parti. Si possono fare solo stime sui dispersi, basati anche sulle utenze attive nella frazione, circa 200. I soccorsi nella notte si fanno sempre più difficili e pericolosi, ma le squadre coordinate dal Centro nazionale di Protezione civile fino a notte fonda hanno tentato l'impossibile pur di arrivare a cinque persone intrappolate sotto una palazzina di tre piani.
Anche il vescovo tra le macerie
Sembra una frana, più che un terremoto, perché lungo i pendii dell'Appennino si sono sbriciolate case alte tre piani. La parte più a valle dell'abitato di Pescara del Tronto sembra squassata da un attacco aereo: almeno due terzi degli edifici sono crollati e gli altri sono comunque gravemente danneggiati e resi inagibili dalle scosse. «Solo con le luci dell'alba ho potuto rendermi conto che il paese era stato raso al suolo, un bombardamento ha distrutto completamente il paese», dirà il vescovo di Ascoli Piceno, monsignor Giovanni D'Ercole, tra i primi ad accorrere nella notte ad Arquata e a Pescara del Tronto. Stesse parole, nel pomeriggio, pronunciate dalla presidente della Camera Laura Boldrini. «Pescara del Tronto non c'è più. Sono solo macerie, come se ci fosse stato un bombardamento».