Se ne erano resi conto già nella notte i soccorritori accorsi da tutte le Marche,

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Giovedì 25 Agosto 2016, 05:00
Se ne erano resi conto già nella notte i soccorritori accorsi da tutte le Marche, oltre 250 tra vigili del fuoco e volontari della Protezione civile, agenti della forestale e finanzieri, carabinieri e poliziotti. «Qui è peggio che a L'Aquila, non ho mai visto una devastazione come questa», diceva un soccorritore impegnato nelle ricerche, una maschera di polvere con un cane da salvataggio al guinzaglio.
Una scossa lunghissima
Sono le 3 e 36 della notte quando il terremoto, uno scrollone lunghissimo, sorprende nel sonno centinaia di famiglie: anziani e famiglie residenti ad Arquata, ma anche tante coppie giovani con figli piccoli, ascolani con la seconda casa in montagna e tantissimi romani e laziali razione, tornati nel paese dei nonni per le vacanze.
Dopo la prima scossa, la più violenta, la terra ha avuto i brividi per tutto il giorno. Sono state più di 160 le repliche registrate dall'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, la più violenta quella di magnitudo 5.4 registrato alle 4 e 33 nella zona di Norcia. Un'altra forte scossa alle 19 e 50, di magnitudo 4.4 Quello di Arquata sarà ricordato come il terremoto dei bambini. Alcuni sono morti, altri devono probabilmente la salvezza anche alle loro lacrime e ai lamenti, che hanno indirizzato nel buio della notte le ricerche dei soccorritori.
La più piccola, Marisol Piermarini, aveva solo 18 mesi, dormiva con i genitori Massimiliano e Martina a Pescara del Tronto. I vigili del fuoco di Ascoli l'hanno raggiunta tra le macerie, ma il suo cuoricino non batteva più. Come lei non ce l'ha fatta Giordano, portato all'obitorio di Ascoli Piceno. Sono usciti vivi da quella caverna dell'orrore, invece, due fratellini di 4 e 6 anni, Samuele e Leone, salvati dal coraggio della nonna Vitaliana. Quando la casa andava su e giù , lei li ha fatti rifugiare sotto il letto e ha fatto da scudo umano. Li hanno tirati fuori i vigili del fuoco. «Quando li abbiamo raggiunti - racconta Danilo Dionisi - i bambini sono stati bravissimi a seguire le nostre indicazioni. La nonna non ha mollato la mia mano finché non ha visto che i nipotini erano stati portati in salvo». Ai soccorritori, Vitaliana ha raccomandato di preoccuparsi anche di suo marito Vito, non sapeva che era morto tra le macerie.
Il campo di primo soccorso
Bambini anche nel campo di primo soccorso allestito nel capoluogo di Arquata, dove stringe il cuore vedere aggirarsi un piccolo coperto da un telo termico, sporco di terra e sangue ma per fortuna è illeso. Così come altri due ragazzini soccorsi prima dalla nonna e poi dallo zio. Lo stesso zio che risalendo la ripida salita verso il paese ha rimesso al suo posto la testa di una madonnina sfregiata dal sisma per accendere la speranza di trovare vivi i nipoti.
Intanto a fine giornata il bilancio delle vittime di Arquata si aggrava e sale a 53 morti, come aggiorna in serata il sindaco Aleandro Petrucci, precisando che tre vittime si contano ad Arquata capoluogo, una in un'altra frazione vicina e le altre a Pescara del Tronto. E dopo la notte dell'apocalisse c'è la notte di chi non s'arrende; i soccorritori continuano a scavare tra le macerie nel buio pesto, in un paese senza corrente rischiarato dai fari accesi dall'esercito.
Lorenzo Sconocchini
l.sconocchini@corriereadriatico.it
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