Lo strazio sulla bara bianca «Ciao Giulia, mamma ti ama»

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Sabato 27 Agosto 2016, 05:00
LE LACRIMEASCOLI Otto piccole vittime. Sono lo strazio nello strazio di questa tragedia immane. Trasportata in barella nella palestra di Ascoli arriva la mamma di Giulia, morta a nove anni, sorellina di Giorgia, 5 anni, che invece è stata estratta viva dalle macerie di Pescara del Tronto da un vigile del fuoco. «Ciao, mamma ti ama tanto» ha detto la donna avvicinando al volto la foto della figlia appoggiata sulla cassa. Assistita dai parenti e dagli scout, è stata poi riportata in ospedale dopo qualche minuto. Ci sono fiori bianchi sulle bare di Marisol e Giulia, tra le più piccole vittime del terremoto. Le vegliano i rispettivi papà, entrambi feriti. Si intrecciano storie di famiglie nella palestra comunale del quartiere di Monticelli ad Ascoli Piceno, dove sono state trasferite le salme del versante marchigiano del sisma, in attesa dei funerali solenni. La storia di Patrizia, scampata al terremoto che le ha lasciato pochi segni sul corpo ma la morte nell'anima. A Pescara del Tronto sono rimasti uccisi nel crollo della casa di famiglia suo marito Alberto Reitano, il figlio Tommaso e gli anziani genitori, Corrado Marano e Santa Giorgi. È seduta in mezzo alle quattro bare, annichilita dal dolore, come stordita. Da due giorni non la lascia mai una ragazzina che, fra le lacrime, trova comunque la forza di sostenerla. Dalla gioia al dolore è scivolata in un attimo la famiglia Celani, molto conosciuta nell'Ascolano perché gestisce un'impresa di traslochi storica. Giulio Celani è stato estratto vivo dalle macerie della sua casa sui Sibillini. «Parlava con noi, sembrava stesse bene dopo che l'avevano tirato fuori dalle macerie, non ci aspettavamo un peggioramento. E invece piano piano si è spento» mormorano i familiari. Famiglie imparentate fra loro, cognomi che tragicamente ricorrono sui coperchi delle bare allineate nell'impianto sportivo. Tra i nuclei più colpiti i Pala, i Cafini e i Rendina, che contano numerosi morti. Ma in quelle zone di montagna, se non si è parenti, si è certamente amici. E nella palestra adibita a obitorio i vivi piangono tutti i morti.
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