IL REPORTAGEdal nostro inviato
VISSO Brontola tutto il giorno, trema e fa tremare.

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Venerdì 28 Ottobre 2016, 05:00
IL REPORTAGEdal nostro inviato
VISSO Brontola tutto il giorno, trema e fa tremare. Guai a parlare di terraferma, in questo Appennino in movimento. Eppure si prova a resistere, anche se il suolo sembra un tapis roulant, dove provi a scappare e rimani sempre nello stesso posto. Eppure si incontrano seminatori di fiducia, come il padre di famiglia che davanti alla chiesa di Villa Sant'Antonio, sventrata dai crolli, alle dieci del mattino tiene su il morale di quattro ragazzini: «Coraggio ragazzi, dobbiamo rinascere». Dall'altra parte della strada il titolare del laboratorio artigiano di carni suine Cappa, assicura che il terremoto non fermerà l'attività di famiglia avviata nel 1906. «Lunedì riapriamo», è la sua sfida alle scosse, che sembra temeraria all'inizio di una giornata in cui il mostro delle rocce non darà tregua.
L'emergenza verso nord
Ce ne vuole davvero, di coraggio, per non riempire due valigie e scappare di corsa da questo nuovo fronte del sisma, dai tre borghi del parco dei Sibillini - Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera - che disegnano l'ultimo cratere dell'emergenza sismica, spostato più a nord rispetto all'apocalisse del 24 agosto, quasi in una saldatura con il terremoto del 97. Arrivi a Visso e la terra ha come brividi di febbre e li trasmette con il contagio dello spavento. Per capire cos'è stata la paura di mercoledì sera, con i due scossoni di magnitudo sopra a cinque, basta guardare attraverso le vetrine sbarrate della gelateria Montebovi, in largo Corridoni: scaffali ed espositori sono come esplosi, scaraventando a terra cioccolatini e brioche. Nella stessa piazzetta una casa di due piani dev'essersi inclinata in avanti come un salice piangente, scrollandosi di dosso tegole, pezzi di pareti e anche un termosifone, che ora penzola giù insieme all'insegna di un negozio di mobili.
Raggomitolati nelle auto
Gli sfollati di Visso provano a sgranchirsi al sole dove una notte trascorsa raggomitolati nelle auto ed ecco che il mostro gioca a spaventarli di nuovo: boato, tremore, scroscio. È la scossa delle 10 e 20 una delle più forti di ieri, magnitudo 4.4, che tira giù una palazzina già inagibile in zona rossa e fa allontanare di corsa anche i forestali rientrati in caserma per vedere se i locali fossero ancora agibili. «Che botta», esclama Laura, in divisa grigioverde, provando a rifiatare. Tutto il centro storico è zona rossa, due terzi delle abitazioni sono inagibili. «Tornare lì con queste scosse? Non ci penso nemmeno - dice tenendosi il ghiaccio al ginocchio Lino Sorano, 68 anni, titolare di un negozio di abbigliamento -. L'unica soluzione purtroppo è andare via».
Il turismo in ginocchio
Visto da Ussita, il giorno dopo le grandi scosse mostra l'allegria contagiosa dei bambini che corrono attorno alla fontana di piazza dei Cavallari. Giocano a Strega comanda colore e cercano qualcosa di verde, da toccare prima degli altri. Poi arriva un tonfo sordo (scossa delle 11 e 32) e i bambini corrono verso le mamme, negli occhi hanno il nero della paura, come se avessero visto in faccia la strega che comanda i colori. Li osserva intenerito il sindaco Marco Rinaldi. «Qui è un disastro, abbiamo 250 senza tetto su 450 residenti e non ci sono stati morti solo perché dopo il terremoto del 97 abbiamo usato i fondi per i miglioramenti antisismici. Ma la gente sta cedendo psicologicamente. E il turismo è in ginocchio». Le frazioni di Ussita sono presepi sottosopra. Sorbo ha macerie dappertutto, ci sono pali dell'illuminazione inclinati di 45 gradi e nessuna delle 50 case, molte di villeggiatura, ha retto alle scosse.