IL DAY AFTERARQUATA DEL TRONTO È un day after più duro del giorno prima

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Venerdì 26 Agosto 2016, 05:00
IL DAY AFTERARQUATA DEL TRONTO È un day after più duro del giorno prima quello che si è vissuto ieri nei luoghi della tragedia. Perché è il giorno del conto spietato dei morti e dei feriti, drammaticamente cresciuto di ora in ora fino a raggiungere quota 250 (e il dato non è ancora definitivo) di cui 46 nella zona di Arquata del Tronto. Tra questi ultimi otto sono minori, la più piccola è Marisol Piermarini, un anno e mezzo; la più grande è Lucrezia Rendina, 16 anni. Ci sono ancora una ventina di dispersi. Una carneficina che ha strappato via mogli, figli, nipoti, giovani e vecchi e, purtroppo anche tanti bambini. È duro perché è il giorno delle tendopoli che prendono forma, si materializzano al campo base di Arquata e nella zona industriale di Pescara del Tronto. Tende che per molti sfollati diventeranno la casa in cui trascorrere i prossimi giorni, forse settimane, forse mesi. E fa caldo di giorno e freddo di notte e molti non hanno i vestiti per cambiarsi, la possibilità di fare una doccia, la loro quotidianità. Infine perché quella di ieri è stata anche la giornata della paura che si rinnova, della terra che continua a tremare e a provocare crolli e distruzione. Alle 14,36 la scossa più forte: 4.3 nella zona di Amatrice e avvertita distintamente anche ad Arquata e nei comuni dell'Ascolano. Si aggrava inoltre anche il numero dei feriti, scampati all'orrore della notte più lunga e terribile della loro vita: negli ospedale delle Marche sono 75 i ricoverati. Le salme invece di quelli che non ce l'hanno fatta, sono state trasferite prima all'obitorio dell'ospedale Mazzoni di Ascoli dove c'è stato un viavai di familiari per tutta la mattinata.
Quarantasei i corpi delle vittime del terremoto, diverse erano ancora nei sacchi. L'esigenza, con il numero di persone decedute destinato ad aumentare ancora è di chiudere le bare e trasferirle nella palestra del quartiere di Monticelli, proprio davanti all'ospedale. Diverse le bare bianche di bambini.
I funerali
Fino a ieri pomeriggio non si sapeva ancora nulla dei funerali. Se farli insieme, di Stato, comuni... Poi è giunta notizia che i primi potrebbero essere celebrati già oggi. Funerali comuni che si dovrebbero tenere ad Ascoli per alcune delle vittime, le cui salme si trovano all'obitorio dell'ospedale cittadino. Tutte persone morte ad Arquata del Tronto e nelle frazioni di Pescara del Tronto e Capodacqua. A celebrarli alle 15 si è reso disponibile il vescovo Giovanni D'Ercole all'interno della palestra del quartiere di Monticelli dove, appunto, è stato deciso di trasferire tutte le bare. Ma fino a sera sindaco e prefetto di Ascoli hanno smentito la circostanza: «Nessun funerale». Dovrebbero invece tornare a casa, a Pomezia Terme nonne e nipoti accumunati da una vita piena di bei momenti, e uniti anche dall'ultimo atto. Erano a Pescara del Tronto per le vacanze Elisa Cafini, 14 anni, e il cuginetto Gabriele Pratesi di 8. Ma la casa dov'erano, insieme alle nonne Rita Colaceli e Irma Rendina, è venuta giù spegnendo le vite delle anziane donne e dei due nipoti. Non si danno pace i familiari stretti intorno alle quattro bare custodite nell'obitorio dell'ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno. «Un grande dolore, una tragedia enorme che ha colpito la nostra famiglia e purtroppo molte altre» dice Guido Pratesi, che piange la madre e i due nipoti. «Non ero lì con loro quando è successo tutto - continua -, mi sono precipitato in poche ore, ma purtroppo non c'è stato nulla da fare». Per loro e per altre tre vittime del terremoto, Andrea Cosso, Wilma Piciacchia e la 15enne Arianna Masciarelli il Comune di Pomezia Terme ha indetto per oggi il lutto cittadino. I loro funerali si svolgeranno alle 11 nella chiesa di San Benedetto.