Pellegrini e Magnini visti dal coach
«Matrimonio? Non so e non chiedo»

Magnini e Pellegrini in partenza per Rio
Magnini e Pellegrini in partenza per Rio
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Martedì 23 Agosto 2016, 12:41
PESARO - A una settimana dal ritorno a casa, l’amarezza resta forte, seppur condita dalla consapevolezza di aver fatto il massimo. Matteo Giunta, cugino e coach di Filippo Magnini ma anche di Federica Pellegrini, si rilassa sulla spiaggia di Pesaro reduce dalle emozioni olimpiche di Rio che però non gli hanno regalato medaglie. «Dopo la semifinale dei 200 stile libero, le aspettative erano alte. Federica stava bene, il suo tempo era valido – dichiara Giunta, 34 anni e fisico scultoreo -. Purtroppo quelle sensazioni non si sono ripetute ed è arrivata quarta. Le Olimpiadi si disputano ogni quattro anni ed è ovvio che ogni gara abbia un’importanza unica. A mente fredda ragioni sul percorso intrapreso e la valutazione è che abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre capacità».
Tornando indietro, farebbe disputare a Magnini le qualifiche delle due staffette (eliminate nelle batterie)? «Quella di risparmiare Filippo per la finale era una decisione condivisa da coach, atleta e staff federale ma col senno di poi sarebbe stato meglio farlo nuotare la mattina. Il suo obiettivo era la finale della 4X100 sl che era andata a podio ai Mondiali dell’anno scorso e, il fatto di non averla nuotata, lo ha destabilizzato». Come ha incassato le critiche di chi ha sostenuto che i ragazzi non si fossero presentati al top della condizione? «A parte Detti e Dotto nei 50 stile, nessuno ha abbassato i propri tempi stagionali – prosegue Matteo Giunta, seguito a Rio dai genitori -. I programmi stagionali erano diversificati, chi è andato in altura e chi no, ma non c’è un gruppo che ha fatto bene e uno che ha fatto male. Vedendo le reazioni degli atleti, dei dubbi mi sono venuti anche per gli orari delle gare. Abbiamo cercato di non soffrirli troppo, ma la stanchezza di Federica da un giorno all’altro fa pensare che si potesse fare qualcosa di più. Anche altre nazioni hanno pagato gli orari serali, ho visto molti nuotatori in difficoltà».
Giunta era ai suoi secondi Giochi dopo quelli del 2012 alla guida di due ragazzi del Kenia. «A Londra ero un po’ spaesato, in Brasile non era più una novità ma essere alle Olimpiadi è sempre la massima aspirazione per gli sportivi. Ci si confronta con allenatori e preparatori di altre discipline e nascono contatti. Ho pure seguito il beach volley, che amo guardare e praticare». Le dispiacerebbe se Filippo si ritirasse? «Sì, come quando smette un grande, ma nella vita credo ci sia un tempo per tutto. Gli ho consigliato di scegliere in base alle sue esigenze e volontà. Il nuoto è uno sport, non un gioco e per ottenere risultati devi allenarti. Se lo vedrei ad allenare? Quando sceglierà, avrà bisogno di staccare un po’ dal mondo del nuoto, ma non si sa mai. Sta tornando dalla Sardegna, dove Fede è con i genitori. Filo rimarrà a Pesaro con la famiglia e poi credo che farà una vacanza con la fidanzata. Sul matrimonio non so e non chiedo niente. L’appuntamento con loro è a metà settembre, per parlare. Il mio futuro? Dipenderà anche dalle loro scelte».
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