Fermo, preso a mazzate nel bar
In aula la banda della prostituzione

Il tribunale di Fermo
Il tribunale di Fermo
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Martedì 8 Marzo 2016, 20:08
FERMO - Il boss della cupola romena legata al controllo della prostituzione, sgominata nel 2014 con l'operazione "Casa Transilvania" e altri due membri dello stesso clan,  sono stati tradotti dal carcere e si sono presentati in tribunale per rispondere, insieme ad altri tre, dei reati di lesioni aggravate e tentativo di violazione di domicilio nei confronti di due uomini anche loro di origini rumene. In questo caso i fatti sono antecedenti al maxiprocesso per il quale già sono stati condannati. Però per via del cambio del giudice e della mancata traduzione dal carcere degli altri imputati il processo è stato rinviato al sette luglio prossimo. Il fatto, avvenuto a Porto Sant'Elpidio, risale all'aprile del 2012, si tratta di un regolamento di conti, probabilmente legato al controllo del mercato della prostituzione tra bande rivali. I capi d'imputazione fanno riferimento a due episodi distinti, uno è quello del ragazzo malmenato nel bar, l'altro è quello del tentativo di irruzione, effettuato con mazze e spranghe, dagli stessi imputati, nell'abitazione di un altro connazionale, sempre di etnia romena. Secondo quanto emerso, nella scorsa udienza, dalla testimonianza dei testi del pubblico ministero tra cui quella del maggiore dei carabinieri di Porto Sant'Elpidio, quattro o cinque imputati avrebbero inseguito per le strade del centro cittadino un ragazzo di nazionalità rumena con l'intenzione di picchiarlo. L'uomo braccato, si sarebbe rifugiato in un bar. I cinque avrebbero fatto irruzione nel locale, armati di spranghe e mazze da baseball e l'avrebbero massacrato di botte davanti agli sguardi attoniti dei proprietari del bar e dei clienti presenti. Grazie alla visione delle telecamere del locale, si è potuto individuare gli artefici della missione punitiva e risalire alla loro identità. 
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