Ciferri ha chiamato
​subito i carabinieri

Ciferri ha chiamato ​subito i carabinieri
2 Minuti di Lettura
Martedì 16 Settembre 2014, 10:38 - Ultimo aggiornamento: 17:00
FERMO - Tre personaggi, tutti protagonisti della stessa tragedia. Il primo è l’uomo che ha sparato. Dice di averlo fatto perché è stato aggredito.





Addirittura l’imprenditore ai carabinieri della compagnia di Fermo guidati dal capitano Pasquale Zacheo che ora indagano sulla vicenda avrebbe raccontato di essere stato aggredito alle spalle.







I due lo avrebbero fatto armati di una piccozza. Lui è Gianluca Ciferri, 48 anni, piccolo imprenditore fermano titolare di una azienda con un paio di dipendenti nel campo dell’edilizia e movimentazione terra. Gianluca Ciferri ha tre figli, tutti maschi. Il primo ha 18 anni(festeggiati proprio domenica scorsa), il secondo 13 e il terzo 10 anni. L’attuale compagna si chiama Sara, con cui ha avuto il secondo e il terzo figlio. Il primo, invece, l’ha avuto da un precedente matrimonio. E’ stato lo stesso imprenditore a chiamare le forze dell’ordine e a chiedere il loro intervento. All’arrivo dei carabinieri ha raccontato quanto avvenuto. “Ho sparato per difendermi” è ciò che ha detto subito ai militari. Ciferri, ieri, è stato interrogato per diverse ore nella caserma dei carabinieri di Fermo poi nel tardo pomeriggio è stato portato agli arresti nel carcere di Fermo in attesa dell’interrogatorio di garanzia che avverrà questa mattina per la convalida dell’arresto.

Mustafà Nexhemedin, 39 anni, kosovaro, in Italia da circa 13. Sposato, quattro figli. Il più grande di sette anni, il più piccolo di appena un anno e mezzo. Professione carpentiere. Residente in via XX Giugno a Fermo, nei pressi della rotatoria San Giuliano. Insieme a lui a Fermo anche il fratello, il cognato con le rispettive famiglie al seguito. Insomma, una famiglia bene integrata nel tessuto lavorativo e nella comunità fermana. Nei confronti di Ciferri, suo ex datore di lavoro, attraverso il sindacato Uil aveva aviato una vertenza sfociata ora in un decreto ingiuntivo. Si era nel frattempo licenziato per giusta causa. Secondo i familiari Nexhemedin vantava un credito di circa 15 mila euro ormai da un anno e mezzo.



Valdet Avdyl, 26 anni, fratello della moglie di Nexhemedin. Dopo il licenziamento era tornato in Kosovo. Pare che alla giovane moglie non piacesse la vita in queste zone, voleva restare al fianco della famiglia in Kosovo dove far nascere i propri figli. Avdyl era quindi tornato appunto proprio in questi giorni, forse domenica sera, per reclamare insieme al parente il debito nei confronti dell’imprenditore fermano. Sempre secondo i familiari vantava un credito di circa 5-6 mila euro nei confronti dell’imprenditore.



Leggi Corriere Adriatico per una settimana gratis - Clicca qui per la PROMO

© RIPRODUZIONE RISERVATA