Fermo, condannate le "Bestie nere"
Sfruttavano venti ragazze romene

L'arresto di un componente la banda
L'arresto di un componente la banda
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Domenica 4 Giugno 2017, 10:52

 FERMO -  Tutte condannate le “Bestie nere” finite in manette con il blitz della Guardia di Finanza del 23 novembre scorso. Un blitz che ha sgominato una banda di romeni dedita allo sfruttamento della prostituzione lungo la costa tra Tre Archi e Porto Sant’Elpidio. L’udienza di patteggiamento si è conclusa con nove condanne su undici imputati, gli altri due saranno processato con rito ordinario. La super operazione “Black Beast” coordinata dal pm Caruso e guidata dal procuratore Domenico Seccia, è stata la più spettacolare mai messa a segno sul territorio contro lo sfruttamento della prostituzione. Il pubblico ministero aveva chiesto sei anni di carcere ma le pene si sono dimezzate e in qualche caso sono state sospese. Così una buona quota della banda torna a piede libero, mentre in pochi restano ai domiciliari. 
Il massimo della pena è di tre anni per il boss della banda: Jonus Emiliano Catera. Tre anni anche per Florentin Palade che è stato assolto dal reato di estorsione mentre la moglie del boss Luciana Jonela Rascu se la cava con due anni di detenzione. Due anni e otto mesi per l’unico italiano della banda Ciro Petrone assolto anche lui dal reato di estorsione. Resta ai domiciliari Jov Claudio condannato a quattro mesi ai quali però si aggiungono un anno dieci mesi di detenzione per una pena precedente. Un anno e 8 mesi, pena sospesa, per Valentin Moderatu anche lui assolto dall’estorsione. Sospesa la pena anche per Modalin Odolean, anche lui condannato a un anno e otto mesi; due anni di reclusione, pena sospesa, anche per Robert Racovita. Moderatamente soddisfatti tutti i quattro gli avvocati della difesa Alessandro Ciarrocchi, Gianvittorio Galeota, Francesco De Minicis e Rossano Romagnoli. 

A tutti i romeni gli inquirenti hanno contestato lo sfruttamento della prostituzione e l’associazione a delinquere. Per l’accusa la banda aveva interessi anche fuori dai confini regionali. Prostituzione, droga, minacce, violenze fisiche, un bagaglio importante di malaffare che, secondo l’accusa, la banda aveva messo su controllando un vasto territorio e in grado di produrre un giro di affari milionario. L’indagine era durata un anno.
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