Fusione tra Fermo e Porto San Giorgio, dibattito ancora acceso: «Ma occorre muoversi con calma»

Fusione tra Fermo e Porto San Giorgio, dibattito ancora acceso: «Ma occorre muoversi con calma»
Fusione tra Fermo e Porto San Giorgio, dibattito ancora acceso: «Ma occorre muoversi con calma»
di Serena Murri
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Venerdì 12 Gennaio 2024, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 12:37

PORTO SAN GIORGIO - Fusione fra Fermo e Porto San Giorgio, è giusto continuare a parlarne? Secondo il comitato che è sceso in campo per la fusione, un tema per la verità che suscita più di una perplessità in città, c'è comunque la necessità di tornare sull’argomento per alcuni chiarimenti. In parole povere, almeno per chi ci crede, la fusione del Comune di Fermo con quello di Porto San Giorgio vorrebbe dire poter contare di più.

Dopo la nostra intervista al sindaco Valerio Vesprini in merito alla questione, il comitato nato alla carica per promuovere le istanze di quello che per ora resta un progetto e tiene a sottolineare quelli che sarebbero i punti fermi dai quali partire.

La politica

Dal mondo della politica, il tema è stato più volte sollevato, dando vita a un dibattito che ragionevolmente vorrebbe vedere il territorio del Fermano in una posizione di risalto da più punti di vista.

Vesprini, però, ci è andato cauto, come sempre ha rimesso la decisione al volere dei cittadini ed ha anche ricordato che esistono una storia e un passato che ha visto gli avi battersi per l'indipendenza, un passato che per tanti non è poi così facile da dimenticare.

La strategia

«Occorre chiarire meglio - scrive il nostro lettore Gabriele Basili - il progetto per la fusione. Innanzitutto non deve essere fatta a freddo, come si dice oggi, cioè partendo dall’alto ma deve essere un progetto condiviso con gli abitanti delle due città. Bisogna dunque spiegare in cosa consiste e quali siano gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Secondariamente, non è detto che si debba partire subito dalla fusione, ma si potrebbe iniziare con la gestione associata dei servizi e successivamente verificare se la collettività nel suo complesso possa avere dei vantaggi da questa gestione associata dei servizi, ottenendo o meno servizi migliori, più efficienti e più efficaci, e a un costo minore». Il terzo punto riguarda poi la necessità di «fare un serio studio di fattibilità da parte di un ente esterno, autonomo e competente, sui costi ed i benefici della fusione, sempre per l'intera collettività, intesa come cittadini, imprese».

I numeri

C’è poi la questione dei numeri, spesso ripresa da parte di chi guarda con interesse l’ipotesi del Comune unico lasciando da parte non solo i campanilismi ma anche le diverse vocazioni e necessità da parte dei due Comuni. «I cittadini devono, comunque, sapere che - chiosa - dalla fusione verrebbe fuori un ente di circa 54mila abitanti, il quarto nelle Marche, con i contributi finanziari, tra l'altro, dalla Regione, dallo Stato e dalla Comunità Europea. Il messaggio che, in conclusione, voglio lanciare è che il Fermano è l’ultima provincia delle Marche anche perché ogni sindaco guarda solo ed esclusivamente al proprio orticello. Ma in questa maniera le nostre imprese non possono competere con le grandi sfide internazionali».

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