Giacomo, tre coltellate per uccidersi
Il padre: «Ma perché l’hai fatto?»

Giacomo, tre coltellate per uccidersi Il padre: «Ma perché l’hai fatto?»
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Giovedì 23 Marzo 2017, 16:03
FERMO - «Per noi non c’è alcun giallo da alimentare né questioni o quesiti da porre o chiarezze da chiedere. La polizia, il magistrato, tutti coloro che hanno indagato in queste ore sulla tragica morte di mio figlio, purtroppo, ci hanno raccontato come sono andate le cose e non ci sono dubbi o incongruenze o elementi che possano far pensare ad altro rispetto alla tesi del suicidio. Vi prego, non aggiungete dolore ad altro dolore, siate corretti. Mio figlio non c’è più. Non so perché l’abbia fatto, non ha scritto nulla per spiegare. Chissà forse la lontananza da casa, la solitudine... Non lo so. So solo che niente me lo riporterà indietro».

Stefano Nicolai è il papà di Giacomo, lo studente Erasmus trovato morto a Valencia domenica mattina nell’appartamento che divideva con altri due ragazzi spagnoli. Da lunedì con la moglie, l’avvocatessa Erminia Fidanza, è volato in Spagna per capire, per seguire da vicino l’inchiesta, aperta dalla polizia di Valencia. Lo ha fatto con discrezione ma anche con la massima attenzione per cercare un perché alla tragedia che si è improvvisamente abbattuta sulla sua famiglia. La versione fornita dagli inquirente spagnoli e confermata anche dalle autorità italiane è una sola e parla per ora di suicidio. «Fin da subito è sembrato trattarsi di un caso di morte violenta e l’autopsia ha effettivamente confermato questa ipotesi: una morte di natura suicida - ha spiegato ieri un portavoce della polizia spagnola - senza intervento di terze persone».

Sempre secondo fonti della polizia spagnola, nella sua abitazione non sono stati rilevati segni di effrazione. «Giacomo si sarebbe inflitto tre colpi con un coltello, l’ultimo dei quali sarebbe stato quello letale». Sul petto del ragazzo ci sono due ferite con coltello fatte “a sondaggio”, quasi come prova, come per testare l’intensità del dolore. Non ci sono inoltre persone sospettate e dunque, per la polizia ma anche per i genitori che hanno piena fiducia negli inquirenti spagnoli e nelle autorità italiane, si tratta di un suicidio. Resta da capire perché lo abbia fatto, cosa lo abbia spinto a compiere un gesto estremo se di questo si tratta. Il padre e la madre di Giacomo rientreranno oggi dalla Spagna. La salma del loro unico figlio maschio, invece, tornerà in Italia non prima della prossima settimana. La famiglia ha completato tutte le pratiche burocratiche ma la Farnesina, per predisporre il rientro, via Roma, dovrà attendere il nullaosta che arriverà nelle prossime ore.

Nel corso dell’autopsia sono stati prelevati, come di prassi, dei campioni di tessuto per svolgere accertamenti di tipo tossicologico ed escludere l’assunzione di sostanze o di alcol che possano aver favorito quel gesto estremo. Si indaga quindi sulle ultime ore di vita di Giacomo, sono stati sentiti i coinquilini spagnoli che vivevano con lui e che avrebbero riferito che Giacomo era tranquillo, che non aveva dato alcun segno prima di chiudersi dentro la sua camera dove poi domenica mattina è stato trovato morto dai coinquilini.

«Giacomo stava bene a Valencia», ha confermato il padre. Aveva scelto di andare a vivere con due spagnoli, secondo la famiglia, perché altrimenti non avrebbe sfruttato al massimo l’esperienza per approfondire una lingua. E’ stata sentita la ragazza che con lui aveva partecipato ad una festa la sera prima. Cosa è accaduto durante quella festa? Può aver assunto qualche sostanza che possa poi averlo portato a compiere quel gesto estremo? Saranno i risultati tossicologici a dare risposte definitive a questi interrogativi ma i genitori escludono categoricamente che Giacomo possa aver fatto uso di sostanze o alcol.
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