Fermo, nuovo sostegno all'ospedale Murri con il blocco operatorio: «Più sinergia fra reparti»

Draghi: «Qui c’è l’anima dell’ospedale, va bene l’intesa multidisciplinare»

Nuovo sostegno all'ospedale Murri con il blocco operatorio: «Più sinergia fra reparti»
Nuovo sostegno all'ospedale Murri con il blocco operatorio: «Più sinergia fra reparti»
di Chiara Morini
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Sabato 20 Aprile 2024, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 14:57

FERMO - È il cuore dell’ospedale Murri di Fermo, o meglio, anche dell’intera sanità del Fermano: al settimo piano del nosocomio c’è il blocco operatorio, che con le cinque sale, nel 2023 ha ospitato circa 4.800 interventi, 4.821 per l’esattezza. «L’anima delle attività chirurgiche» ha spiegato il direttore generale dell’Ast, Roberto Grinta. Dipende dalla direzione medica di presidio guidata da Elisa Draghi, è coordinato dal responsabile Claudio Carosi e lì si alternano diversi professionisti.

Il livello

«Ce ne sono tanti – ha aggiunto Grinta – i numeri sono di alto livello e descrivono non solo l’attività chirurgica per i residenti, ma anche una mobilità attiva dal resto delle Marche e in alcuni casi anche da fuori regione».

Un servizio importante, quello del blocco operatorio e Draghi ha sottolineato che «è l’anima dell’ospedale. Forse è il servizio meno conosciuto, ma tra gli interventi del 2023 ci sono stati sia quelli semplici che quelli più complessi. C’è un’equipe multidisciplinare che esegue interventi che possono durare dalla mezz’ora fino a qualche ora, a seconda della complessità». Il che, aggiunto alle tecnologie a disposizione, rende importante l’attività svolta. Delle cinque sale operatorie una è riservata alle urgenze, le altre quattro a turno per le attività programmate dai reparti che le utilizzano: da chirurgia a urologia, da ginecologia a ortopedia e traumatologia, gli interventi più complessi di oculistica (reparto guidato da Carlo Sprovieri) che non si fanno in regime ambulatoriale, e otorinolaringoiatria. Proprio il primario di quest’ultimo reparto, Stefano Dallari, è anche il direttore del dipartimento chirurgico. «Vorrei sottolineare l’aspetto qualitativo – ha detto Dallari – che posso testimoniare in quasi 20 anni di presenza qui a Fermo. L’area è tranquilla, non ci sono tensioni, si lavora bene, certo mancano anestesisti. Ma quel che conta è che i rapporti interpersonali nell’equipe multidisciplinare sono ottimi». Essenziale è la presenza degli infermieri e il coordinatore Renato Rocchi l’ha detto espressamente: «Il blocco operatorio è il luogo dove si registra la massima integrazione possibile tra i vari professionisti. Il personale nel numero qui è adeguato agli interventi che si affrontano». Nulla si potrebbe fare senza la rianimazione e terapia intensiva e il primario Luisanna Cola ha ricordato l’attività peri-operatoria, quella branca della medicina che si applica per ridurre l’ospedalizzazione: «Si tratta della chirurgia Eras, si riduce l’ospedalizzazione e di conseguenza si possono diminuire anche le liste di attesa, razionalizzando le attività con le tecnologie importanti e le alte professionalità».

Le cifre

I numeri infine, illustrati dalla funzione organizzativa dottor Claudio Carosi che è il coordinatore del blocco operatorio. Nel 2023 dei 4.821 interventi 855 sono stati in urgenza. Sul totale 809 sono stati quelli di chirurgia, 1128 quelli di ortopedia, 962 gli interventi di ginecologia e ostetricia (con il reparto guidato dal dottor Alberto Scartozzi), 1276 quelli di urologia (dal reparto guidato da Mahmoud Yehia), 336 quelli di otorinolaringoiatria. Nel blocco c’è anche la centrale di sterilizzazione dell’Ast che, ha spiegato Carosi, «è a disposizione di tutto il territorio fermano, sia per la parte ospedaliera che per quella territoriale. Il processo parte dalla decontaminazione, prosegue con il lavaggio, quindi la ricomposizione dei cesti con le strumentazioni e infine il passaggio nella sterilizzazione, prima di tornare nella zona di stoccaggio». Tra le attrezzature presenti in una sala operatoria, ci sono il tavolo operatorio, un ventilatore meccanico e strumentazioni polifunzionali per l’esecuzione degli interventi. «Durante un intervento – ha aggiunto Carosi – ci sono un anestesista, da due a quattro chirurghi, 3 infermieri».

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