FERMO Resta alta l’attenzione nei confronti di Tre Archi. Dopo il recente blitz della Questura che ha colpito il patrimonioo di un boss dello spaccio, e per la prima volta una simile misura è stata applicata in zona, scattato anche un capillare censimento delle presenze nel quartiere per avere una mappatura definitiva. Si combatte contro il rischio di occupazioni abusive e si vuole avere un quadro dettagliato sulla costa nord fermana.
La strategia della polizia, coordinata dal questore Luigi Di Clemente, vuole dare una svolta definitiva ai metodi di lotta contro la malavita che ha finito per radicarsi fra i palazzoni affacciati sul mare.
I timori
Tornando sui sequestri lo stesso primo cittadino rimarca in un post che si tratta di un «modo per toccare nel vivo» gli interessi dei clan. «L’ultimo, più forte, di una serie di recenti provvedimenti. Di arresti, divieti di dimora o tentativi di espulsione: ma le espulsioni in questo Paese purtroppo rimangono quasi impossibili pur con il passare di ministri e governi». Per le forze dell’ordine il magrebino è il capo di un’organizzazione dedita allo spaccio che si sta contendendo il territorio con un altro gruppo. A coadiuvare i poliziotti fermani era stata la guardia di finanza di Ascoli mentre la misura era a sua volta applicata in base a un decreto del tribunale distrettuale di Ancona.
All’inizio della scorsa settimana era stato molto consistente lo spiegamento di mezzi: erano intervenuti 6 dipendenti della divisione anticrimine, 4 della mobile, 6 poliziotti del reparto prevenzione crimine di Perugia e 6 finanzieri del nucleo polizia economica e finanziaria di Ascoli, altri due militari della fiamme gialle fermane ed un cane antidroga. Di supporto anche un equipaggio dei vigili del fuoco. La lotta ai patrimoni illeciti è una delle attività più incisive di contrasto all’illegalità, come aveva poi sottolineato il dirigente dell’Anticrimine alla questura fermana, Francesco Costantini, parlando del primo «provvedimento patrimoniale in provincia di Fermo da parte della Questura. Un forte segnale a chi delinque, perché spesso, in questi ambienti, il sequestro dei beni è temuto più del carcere. Dalla detenzione prima o poi si esce, mentre un patrimonio confiscato è perso per sempre».
Gli sviluppi
Con il successivo censimento capillare sarà possibile ricostruire nei dettagli la mappa della zona, dove, in sostanza, in più operazioni sono stati decapitati i vertici delle due gang che si contendevano il mercato della droga. Ma tutti sanno che non è finita qui.