L’entroterra da ripopolare. Servono scelte lungimiranti

L’entroterra da ripopolare. Servono scelte lungimiranti

di Lolita Falconi
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Sabato 8 Aprile 2023, 19:52

Nelle scorse settimane abbiamo dato la notizia dello sblocco degli appalti per la ricostruzione delle scuole nel cratere sismico: 900 milioni di euro per 228 plessi. Ben 91 di questi si trovano nelle Marche dove arriveranno 319 milioni. Soldi che verranno, secondo quanto ha riferito il commissario alla ricostruzione Guido Castelli, messi a terra nei prossimi mesi e anni e che rappresentano solo una minima parte dell’imponente cantiere post sisma del centro Italia. Qualche tempo fa, infatti, sempre la struttura commissariale aveva annunciato l’arrivo dei fondi per cimiteri e municipi, le prime opere pubbliche ad essere ristrutturate perché un territorio, si è detto, non ha identità se non coltiva la memoria dei propri defunti e se non ha un presidio istituzionale. La ricostruzione, insomma, inizia a decollare. Un fiume di denaro pubblico verrà investito nel centro Italia, in particolare nella zona dell’Appennino, dove il terremoto del 2016 ha colpito più duro. Bene, la notizia era attesa da anni. Tuttavia l’Istat ha pubblicato gli ultimi dati 2022 sulla popolazione, di cui il Corriere Adriatico ha parlato in un approfondito articolo nelle scorse settimane. Dati impietosi che raccontano di un calo demografico diffuso e inarrestabile. Un inverno, è stato definito. Che colpisce tuttavia più duro inevitabilmente nelle zone dell’entroterra, nelle aree montane dove i servizi sono più carenti e dove il sisma di quasi sette anni fa ha strappato via dal territorio intere famiglie costrette a trasferirsi altrove. Molte di loro non hanno fatto e non faranno più ritorno. Quindi da una parte si ricostruisce partendo da municipi, cimiteri e scuole, dall’altra si fa i conti con una popolazione sempre più anziana e in continuo calo numerico. Una combinazione di fattori per la quale necessita una riflessione profonda. Perché va bene costruire contenitori moderni, strutture antisismiche, aule di ultima generazione. Ma per chi se non ci sono più i bambini che frequentano quelle scuole? Di pari passo all’apertura (auspicata, attesa, benedetta) dei cantieri va pensato a un piano di ripopolazione dell’entroterra. E visto che siamo in tempi in cui va molto di moda la parola “bonus”, si può iniziare a pensare a un bonus montagna, ovvero un pacchetto di sconti fiscali imponenti (un Superbonus) tali da convincere una famiglia a trasferirsi dal mare ai monti perché molto conveniente. Tuttavia ripopolare l’entroterra di giovani o di famiglie non sarà facilissimo, neanche facendo leva sul fisco leggero, visto che i tempi frenetici in cui viviamo, i lavori non più sotto casa, la conseguente necessità di spostarsi e viaggiare costringono molti a preferire di vivere in luoghi in cui è facile raggiungere in pochi minuti il casello dell’autostrada piuttosto che una stazione ferroviaria. Insomma, la tendenza è sempre più quella di spostarsi verso la costa dove le vie di comunicazione sono più rapide e i servizi più a portata di mano. Ecco perché un sindaco di montagna come Mauro Falcucci, primo cittadino della terremotata Castelsantangelo sul Nera, più volte in passato aveva insistito sulla necessità di un piano ad hoc per l’entroterra puntando però non tanto sui giovani ma sugli anziani. Con scontistiche Irpef pensate su misura per loro. Trasformare l’Appennino in una sorta di Portogallo made in Italy, dove vivere costa meno. Tanto meno. Dove le pensioni sono esentasse. È un’idea. Se la direzione da imboccare può essere questa forse è utile ricostruire un plesso scolastico in meno e aprire un punto di primo intervento in più. Insomma, investire per quello che serve. Altrimenti si rischiano di avere stupende strutture di ultima generazione che tuttavia non potranno essere utilizzate per mancanza di bambini. Un po’ come la storia dei banchi a rotelle: acquistati ma mai usati dai nostri studenti. La politica però dovrebbe fare la politica. Essere protagonista. Avere visione. Non ricostruire quello che c’era dove era ma quello che serve dove serve o è utile davvero. La politica non è solo amministrare il quotidiano ma guardare in prospettiva. Ecco, la speranza vera è che la ricostruzione che ora sembra davvero partire concretamente si trasformi in un’occasione per indirizzare le scelte future sempre nell’ottica di non desertificare un territorio magnifico come sono le nostre Marche. Dalla costa alla montagna.

*Caposervizio del Corriere Adriatico di Macerata

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