Ex Ardo, da oggi 1.500
​lavoratori in mobilità

Ex Ardo, da oggi 1.500 ​lavoratori in mobilità
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Lunedì 13 Ottobre 2014, 14:52 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 18:13
ANCONA - Da oggi 1.450 lavoratori della ex Antonio Merloni sono avviati alla mobilità, cioè al licenziamento: 820 nelle fabbriche di Fabriano e del circondario, e 630 a Gaifana di Nocera Umbra. Sono gli operai non riassunti dalla J & P di Giovanni Porcarelli che, pur fra mille difficoltà (da ultimo l'annullamento dell'acquisizione di ramo d'azienda da parte della corte di Appello di Ancona) ha riassorbito 700 addetti del gruppo elettrodomestico fondato da Antonio Merloni, la più grande azienda contoterzista europea fino agli anni '80, crollata come un castello di carte sotto il peso della crisi economica, particolarmente punitiva nel settore del 'biancò, e di scelte industriali sbagliate. La ex Antonio Merloni è in amministrazione straordinaria dall'autunno del 2008, e per i dipendenti non riassunti da Porcarelli, finora protetti dalla cassa integrazione in deroga, non si vedono prospettive all'orizzonte. La mobilità durerà un anno per chi ha meno di 40 anni, due anni per i 40-50enni, tre anni per chi ha più di 50 anni. L'Accordo di programma del 2010 fra ministero dello Sviluppo economico e le Regioni Marche e Umbria che con un plafond di 35 milioni di euro avrebbe dovuto incentivare la reindustrializzazione dei due territori in crisi, è rimasto un paracadute chiuso, nonostante gli interventi regionali siano regolarmente partiti, e le Marche, ad esempio, abbiano presentato 62 progetti. Non si sono fatti avanti imprenditori intenzionati a investire, e le due Regioni e Fiom, Fim e Uilm chiedono una verifica al Mise per poter rimodulare e semplificare la parte nazionale dell'Accordo, «strozzata», sostengono, dai vincoli della legge 181. Nel Fabrianese, i nuovi ingressi in mobilità gonfiano i dati già allarmanti della disoccupazione: il 13% della popolazione, che sale al 22% se si considera esclusivamente la fascia della in età da lavoro. Un quadro cui si aggiungono le incertezze legate al contenzioso giudiziario sulla J. & P. (aperto dalle banche creditrici dell'ex Merloni) e del piano industriale della Whirlpool, la multinazionale Usa che ha acquisito il controllo della Indesit.





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