La Fiat: «A Pomigliano lavoreremo
con chi ha firmato l'intesa»

Un operaio a Pomigliano
Un operaio a Pomigliano
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Mercoledì 23 Giugno 2010, 09:35 - Ultimo aggiornamento: 22 Luglio, 00:30
ROMA (23 giugno) - Vince il s a Pomigliano ma non c' il plebiscito cercato dalla Fiat. Il voto dei lavoratori sull'intesa siglata lo scorso 15 giugno tra il Lingotto e i sindacati, eccetto la Fiom, per riportare la produzione della Panda nello stabilimento campano con un investimento di 700 milioni in cambio di maggiore flessiblità e una limitazione di alcuni diritti diritti, fra cui quello di sciopero, si chiude con una vittoria dei sì ma non così netta come avrebbe voluto Torino.



Il sì si ferma al 62,2%. I voti a favore dell'intesa tra azienda e sindacati sono stati 2.888, 20 le schede bianche, 59 le nulle e 1.673 i no, su 4.642 votanti.



«L'azienda lavorerà con le parti sindacali che si sono assunte la responsabilità dell'accordo al fine di individuare ed attuare insieme le condizioni di governabilità necessarie per la realizzazione di progetti futuri», si legge in un comunicato diffuso oggi dal Lingotto a commento del referendum.



«La Fiat ha preso atto della impossibilità di trovare condivisione da parte di chi sta ostacolando, con argomentazioni dal nostro punto di vista pretestuose, il piano per il rilancio di Pomigliano», continua la nota da cui traspare l'irritazione della Fiat per l'alto numero di no.



L'ipotesi di una nuova società per lasciare a casa chi ha detto no. A questo punto se la Fiat deciderà di andare avanti con il progetto di trasferire la Panda a Pomigliano tra le ipotesi che l'azienda continua a valutare c'è quella di chiudere lo stabilimento e costituire poi una nuova società che riassumerebbe con un nuovo contratto i singoli lavoratori disponibili ad accettare le condizioni poste dall'accordo. In questo modo lasciando fuori chi non ha firmato. Non è però escluso che si valuti anche la possibilità di produrre nello stabilimento campano altri modelli, che richiederebbero una diversa organizzazione del lavoro. Un'ipotesi questa che non piace ai sindacati perché comporterebbe un ridimensionamento della forza lavoro attuale di Pomigliano.



Marchionne vola negli Usa. Dopo avere valutato con i suoi collaboratori l'esito del voto e avere deciso di andare avanti per cercare una soluzione con i sindacati con cui ha condiviso l'accordo, l'amministratore delegato del Lingotto Sergio Marchionne è partito intanto oggi per gli Stati Uniti per occuparsi delle questioni della controllata Chrysler.



La Fiom: ora tornare al tavolo. «Prendiamo atto della decisione della Fiat, ma non crediamo che sia la soluzione migliore», ha commentato il segretario della Fiom, Maurizio Landini. «Gli atti condivisi sono meglio degli atti di forza», ha continuato Landini, che invita a tornare tutti al tavolo per ritrovare il consenso chiesto dalla Fiat per avviare gli investimenti a Pomigliano. «A Pomigliano il plebiscito è fallito», ha osservato il leder della Rete 28 Aprile, ala di sinistra della Cgil, Giorgio cremaschi: «Più del 40% degli operai, quelli che devono faticare in turni crescenti e pause calanti, ha detto no nonostante il clima di intimidazione e il ricatto».



Grande soddisfazione è stata espressa da Uil e Cisl. «La Fiat ora non scherzi e proceda con gli investimenti su Pomigliano», è il commento del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. «Il sì ha vinto e quindi ora non ci sono scuse». Se Marchionne volesse fare un passo indietro sul piano per Pomigliano, la Cisl «sarà contro con forza», ha aggiunto.



A chiedere di riaprire le trattative è invece la vice segretaria nazionale della Cgil, Susanna Camusso: «La partecipazione al voto era prevedibile come la prevalenza del sì - spiega la sindacalista - Chiediamo a Fiat di avviare l'investimento e la produzione della nuova Panda a Pomigliano e di riaprire la trattativa per una trattativa condivisa da tutti».



«Pieno sostegno all'azienda; esiste ancora un sindacato che non capisce», ha commentato la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. «Supportiamo e apprezziamo la posizione della Fiat e siamo soddisfatti che decida di andare avanti con i lavoratori e i sindacati che condividono quelle scelte. Ribadiamo ancora una volta che c'è un sindacato che non comprende le sfide che abbiamo davanti».



«Il risultato del referendum è stato apprezzato dal Lingotto» e «non ci sono gli elementi per dire che l'azienda cambierà idea». Ad ogni modo, «un'ipotesi diversa dal rispetto dell'accordo sarebbe assurda». È quanto ha sottolineato il ministro del lavoro Maurizio Sacconi, ribadendo: «Fiat deve rispettare l'accordo».



«Ora la Fiat senza tentennamenti, senza se e senza ma, ribadisca l'investimento su Pomigliano», ha chiesto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. «Nei prossimi mesi - ha aggiunto Bersani - si trovi un modo per comprendersi meglio. La disponibilità alla flessibilità è universale ma si sono toccati punti delicati su cui va trovata una comprensione migliore».



Pier Ferdinando Casini giudica il 62% di sì un risultato «soddisfacente». «Capisco che Marchionne probabilmente auspicava qualcosa di più ma io penso che sia un uomo ragionevole. Il risultato, lo ripeto, va bene. In democrazia la regola è superare il 50%».




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