Gioca e perde tutti i soldi risparmiati
per le nozze del figlio

Gioca e perde tutti i soldi risparmiati per le nozze del figlio
di Luca Benedetti
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Mercoledì 11 Settembre 2013, 22:06 - Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 17:55
PERUGIA - L’ultima storia dei malati di gioco e d’azzardo un incubo che rischia di mandare in pezzi una famiglia: un padre che si giocato i soldi messi da parte per il matrimonio del figlio e adesso cerca di riparare al buco chiedono prestiti in mezza Umbria. «C’è chi ha perso anche duecentomila euro alle slot o al gratta e vinci», dice Angelo Garofalo presidente Adoc, che da giugno ha aperto uno sportello per aiutare i malati di gioco. Hanno chiesto aiuto cinque donne e 27 uomini.



Anche il titolare di una piccola azienda di trasporti messo in ginocchio dal Gratta e Vinci. Ancora Garofalo: «È entrato nel gorgo della giocate folli dopo aver vinto. Ne compra pacchi interi. Ci sono clienti che quando hanno lo hanno saputo gli hanno tolto le commesse. Non ce la faceva più, ha confessato tutto alla moglie, gli abbiamo preparato un piano con i nostri psicologi, poi è sparito...». Storia da brivido di chi si arrende davanti alla prospettiva di essere aiutato. Il contrario di uno stalker che ha chiamato il telefono dell’Adoc per dire che è malato: «Ha chiesto se le nostre denunce finivano a polizia e carabinieri, ha cercato di capire come ci muovevano. Sarà un caso, ma una storia di persecuzione aperta in Alto Tevere, da quel giorno si è chiusa». Di stalking l’Adoc ha infilato 53 chiamate dall’inizio dell’anno, 46 sono di donne, sei uomini. E poi c’è il mobbing: 103 chiamate da chi si subisce angherie sul posto di lavoro, il 70 % sono donne, il 65% arrivano dal pubblico impiego. Ancora Garofalo: «Crescono le richieste di intervento, soprattutto per lo stalking c’è più consapevolezza e le vittime denunciano».

Adesso, però, non c’è più solo un telefono e uno staff di volontari che danno l’anima per aiutare. C’è un progetto che utilizza i cavalli strappati al macello, ai maltrattamenti e alle corse clandestine per farli diventare tutor dei malati di gioco e delle vittime di mobbing e stalking. L’iniziativa è della Provincia di Perugia e dell’Adoc, con la collaborazione della scuderia Unicorno di Corciano che hanno dato il via all’iniziativa “Qua la briglia”.

Il progetto è stato presentato mercoledì mattina dal presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi, dal suo vice Aviano Rossi, dal presidente di Adoc Angelo Garofalo, da Catia Brozzi, responsabile della scuderia Unicorno e da Luisa Belletti esperta di equitazione integrata.

L’obiettivo del rapporto con i cavalli è quello di far mantenere le capacità e la motivazione del fare utilizzando la chiave empatica sociale dell’animale per contrastare il rischio di emarginazione e di isolamento sociale. «Ma- spiega con passione Luisa Belletti- si vuol anche aumentare o far ritrovare l’autostima con attività stimolanti e di socializzazione, accompagnati nel percorso da tecnici di equitazione integrata e con il supporto di volontari».

Testimonial del progetto, unico in Italia, sarà Iglesias, il cavallo campione di trotto di Sergio Carfagna che era stato rapito proprio per essere utilizzato nelle corse clandestine.
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