Aifa: Stamina battaglia globale contro regole e con interessi commerciali

Davide Vannoni
Davide Vannoni
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Giovedì 6 Febbraio 2014, 10:45 - Ultimo aggiornamento: 7 Febbraio, 11:08

Il caso Stamina la porzione italiana di questa battaglia globale, che origina oltreoceano e persegue, in modo organizzato, l'obiettivo di modificare o cancellare regole che tutelano i malati per sostituirle con specifici interessi personali, commerciali, pseudoscientifici. Lo ha detto il direttore dell'Aifa, Luca Pani, al Senato.

Interessi commerciali. Quello a cui assistiamo nel caso Stamina, ha sottolineato il direttore generale dell'Aifa rispondendo alle domande dei senatori nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul caso Stamina promossa dalla commissione Sanità del Senato, «è uno degli aspetti della strategia anti-regolatoria promossa da circuiti commerciali internazionali con il solo scopo di allentare il controllo sulle terapie che raggiungono il mercato».

Pressioni ai livelli della più alta politica. Pani ha quindi definito «quanto mai opportuno» che l'indagine conoscitiva si svolga nella commissione del Senato perché, ha rilevato, «abbiamo osservato quanto le pressioni, non solo mediatiche, siano giunte ai livelli della più alta politica nel tentativo di fare in Italia ciò che era stato fatto prima in Messico, Tailandia, Uganda e forse Capo Verde, cioè di derubricare le terapie cellulari avanzate a 'trapianti' per facilitarne il commercio sottraendolo alla vigilanza dell'Agenzia italiana del farmaco che ha invece difeso i bastioni istituzionali insieme ai Nas per quasi due anni, nel tentativo - ha concluso - di cercare di impedire che l'Italia venisse ridotta all'ennesima piattaforma offshore del mercato delle terapie poco innovative e molto immaginative, assolutamente proibite in Paesi come Usa, Germania, Inghilterra e Francia».

I precedenti. «Casi simili a Stamina si sono verificati in molti altri paesi occidentali, anche se sono stati bloccati sul nascere», ha proseguito. «C'è un business enorme dietro il tentativo di deregolamentare le terapie con staminali, fatto soprattutto di piccole start up tecnologiche che hanno dietro qualche venture capitalist. Si sono avuti casi in Germania, Francia e Gran Bretagna, ma i responsabili sono stati arrestati. Qui sarebbero riusciti a entrare se non fosse stato per l'Aifa e per i carabinieri dei Nas».

Caso mediatico creato ad hoc. Il caso mediatico relativo a Stamina «è creato ad hoc per coprire e camuffare una serie impressionante di gravissime violazioni delle norme nazionali ed europee. Quando ci si trova in casi del genere, gli esperti di comunicazione suggeriscono di utilizzare il cosiddetto marketing diretto, che impiega i media classici e web per paragonare opinionisti tuttologi al parere di medici veri», ha aggiunto. Questo, ha spiegato, «è ciò a cui si assiste; questo è il compito pianificato di trasmissioni televisive e dell'abuso di sentimenti e dei malati». Il marketing diretto, ha sottolineato, «manda avanti i pazienti e la loro sofferenza, li mette in piazza e lì li lascia fino a quando su quella disperazione non si possono ottenere dei risultati che, invece, applicando le regole di tutela e sicurezza, sviluppate in oltre 150 anni, non si otterrebbero mai». Per fare questo però, ha avvertito il direttore generale dell'Aifa, «è necessario truccare i dati, copiare i protocolli e mortificare la scienza e la clinica in un cinismo da imprenditori della pseudo medicina che confonde ad arte la compassione con le cure compassionevoli».

Il Parlamento prenda le distanze. «Il Parlamento sovrano dovrebbe prendere le distanze dal business delle pseudo terapie, non solo mettendo la parola fine al caso Stamina, ma evitando altri scenari simili che non sono degni del Paese», ha aggiunto Pani. Stamina, ha spiegato Pani rispondendo alle domande dei senatori, «dichiara di essere un movimento politico anti-regolatorio che si prefigge di 'ridimensionare i poteri' dell'agenzia che dirigo, per fare in modo che entrino sul mercato farmaci inefficaci e dannosi». Ma qui, ha avvertito Pani, «non si tratta di una guerra di poteri, tutt'altro. Davanti a noi - ha detto - c'è la prospettiva che tutti i farmaci che non raggiungono il mercato perché inutili o dannosi siano invece liberamente venduti a malati fatti vittima di speculazione commerciale. Questo metterà fine alla medicina come l'abbiamo conosciuta e al Ssn che permette agli italiani di curarsi, per permettere a un piccolo gruppo di sciacalli di arricchirsi sulla pelle dei cittadini». Da un punto di vista «medico-scientifico e regolatorio il caso Stamina - ha concluso Pani - è chiuso dal maggio 2012, da quella ordinanza dell'Aifa che nessuno Tar ha mai giudicato illegittima».

I pazienti e le cure. «Se le morti» di pazienti trattati col metodo Stamina «dimostrino un nesso causale con la somministrazione di staminali mesenchimali non possiamo dirlo. Le morti dimostrano però, in modo eclatante, che i pazienti trattati non erano adeguatamente monitorati e questo è grave», ha aggiunto Pani. «Pazienti - ha sottolineato - che hanno avuto importanti eventi avversi dopo un trattamento, che non può chiamarsi neanche 'sperimentale', dovevano essere immediatamente monitorati, ricoverati e sottoposti a riscontro diagnostico. Non ci risulta che ciò sia avvenuto». In realtà, ha evidenziato il direttore generale dell'Aifa, «niente della procedura seguita a Brescia configura una sperimentazione o neppure un trattamento medico, che impone anamnesi, visite, monitoraggi, follow-up e test di laboratorio». Dunque, ha concluso, «ci sentiamo di confermare il sospetto di alcuni senatori, che Brescia possa essere stata usata per 'infondere' il metodo Stamina; una struttura pubblica sfruttata da individui non autorizzati per pratiche non autorizzate».

Le sentenze. «Non si capisce in base a quale logica siano state emesse dai giudici le sentenze» che autorizzano il metodo Stamina, ha sottolineato poi Pani. «Anche prima del dl Balduzzi - ha spiegato - ci sono stati giudici che hanno accolto ricorsi affermando che andava tutelato il diritto alla salute e alla libertà di scelta. Altri giudici invece non hanno riconosciuto il trattamento con il metodo Stamina, in quanto carente dei requisiti previsti dalla normativa vigente», altri invece «lo hanno negato in quanto si sarebbe dovuto attendere l'esito della sperimentazione».

Responsabilità politiche. «Bisogna capire le responsabilità politiche del percorso che ha portato Stamina all'interno di un decreto» e capire come sia stato possibile che il Parlamento abbia «votato una sperimentazione su un metodo secretato. Questo è un punto rilevante su cui la politica e le istituzioni, oltre che la scienza, dovranno fare una riflessione», ha detto inoltre il presidente della Commissione Sanità del Senato, Emilia Grazia De Biasi, a margine dell'audizione sul caso Stamina. «Per questo nell'ambito dell'indagine conoscitiva che stiamo conducendo in Senato - aggiunge De Biasi - ascolteremo, anche i ministri della Salute dal 2009 ad oggi». Le audizioni di Renato Balduzzi e Ferruccio Fazio potrebbero tenersi già la prossima settimana.

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