Bimbo di due anni gioca con la pistola
e uccide il padre che sta dormendo

Bimbo di due anni gioca con la pistola e uccide il padre che sta dormendo
di Anna Guaita
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Martedì 26 Settembre 2017, 18:57 - Ultimo aggiornamento: 19:44
NEW YORK – «Voglio papà!» Un’esclamazione innocente, che nasconde in sè una tragica realtà. Quel bambino di appena due anni che piange perché vuole che sia il padre a fargli il bagnetto, è un assassino. Un assassino involontario, ovviamente. E’ stato lui a uccidere il papà che ora cerca, in lacrime.
 
E’ successo sabato pomeriggio, a St. Louis, nel Missouri. Il 27enne Darrion Noble stava dormendo. Il figlioletto di due anni stava giocando vicino a lui. Nessuno sa come, è successo che il piccolo ha trovato la pistola del padre. Ha cominciato a giocarci. Gli è partito un colpo che ha centrato Noble nel collo.
 
In casa c’erano altri tre bambini, più grandi, che hanno cercato aiuto. Ma i paramedici non sono riusciti a salvare la vita di Noble.
 
E’ un fatto tristemente noto che negli Usa succedono spesso incidenti di questo tipo. E quasi sempre sono i bambini stessi a rimanerne vittima. Circa 6 mila bambini di età compresa fra 1 anno e 17 anni rimangono feriti ogni anno, e 1300 muoiono.
 
L’associazione “Everytown for Gun Safety”, che è a favore di controlli più severi sul diritto di possedere armi, raccoglie invece dati su incidenti come quello di St. Louis: quest’anno ci sono stati 210 casi di bambini che giocando hanno ferito o ucciso amici o parenti. In 17 di questi casi, lo sparatore aveva la stessa età del figlioletto di Noble, appena due anni.
 
Quel che è certo è che ognuno di questi incidenti sarebbe stato perfettamente evitabile: «I bambini sono curiosi, nascondere un’arma non basta – spiega Lisa Bernstein, portavoce dell’associazione “Women for social justice” -. Quando sono bambini così piccoli, scambiano le pistole per giocattoli, e quando sono più grandicelli vogliono imitare i grandi. L’unica difesa è conservare le armi sottochiave, e scariche».
 
Il piccolo di St. Louis non sa di aver ucciso il padre. O forse ha capito che qualcosa è andato sbagliatissimo. Una cugina del giovane ucciso, Stephanie Smith, racconta: «Quando la mamma gli fa il bagnetto, ora, la mattina, la guarda e chiede “voglio papà! dovè papà?” ».

                                                                                                                                                                                                   
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