Trans morto dopo maratona di droga
e sesso selvaggio: indagato un uomo

Trans morto dopo maratona di droga e sesso selvaggio: indagato un uomo
di Marcello Ianni
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 21 Giugno 2017, 16:09 - Ultimo aggiornamento: 16:22
ROMA - Transessuale colpito da malore fatale a Roma dopo una due giorni no stop di sesso con una persona conosciuta occasionalmente. Il cliente, un abruzzese dell'Aquila, tenta di disfarsi del cadavere gettandolo in un cassonetto dell’immondizia. Ma viene visto e indagato.

Protagonista dell’incredibile vicenda, A.L. di 50 anni dell’Aquila (le iniziali servono a tutelare i due figli minori dell’uomo), impiegato in una azienda di Roma, e residente nella Capitale, quartiere di Settecamini. Un appartamento confortevole, preso in affitto per evitare le difficoltà legate al pendolarismo.

I fatti risalgono all’estate scorsa, (ma la vicenda solo recentemente è venuta a galla in maniera più chiara) quando l’uomo decide di passare due notti con un transessuale di 30 anni. Prima di arrivare a Settecamini, i due decidono di acquistare una dose di cocaina. La seconda notte, sfinito, il 50enne aquilano, esce di casa in cerca di qualcosa da bere. Al suo rientro, dopo due ore, trova il transessuale morto con una profonda ferita lacero contusa alla testa, provocata dalla base di un grosso ventilatore a stelo sul quale era caduto.

Preso dal panico il 50enne tenta di far scomparire in maniera ingenua, il cadavere dell’ospite. Lo avvolge prima attorno ad un tappeto, poi decide per un piumone. Il tempo passa e il panico oppure le condizioni non lucide non fanno rendere conto all’uomo che nel frattempo si è fatto giorno. A.L. decide lo stesso di portare fuori il corpo senza vita del transessuale e lo adagia nei pressi di un’isola ecologica, alla vista però di numerosi condomini nel popoloso quartiere. Qualcuno invitabilmente lo nota dalla finestra. Nel frattempo il 50enne risale per prendere dalla propria abitazione un cuscino per non far sporcare il viso del transessuale. Al suo ritorno, c’e già un capannello di persone attorno al cadavere, che avvertono gli agenti della Sezione omicidi della Squadra mobile di Roma.

L’uomo a quel punto fugge e solo il giorno successivo viene prelevato dagli investigatori. Il pubblico ministero titolare del fascicolo, dopo un lungo interrogatorio, decide di rimetterlo in libertà, avendo scartato l’ipotesi più grave quella dell’omicidio volontario e della circostanza di non avere dinanzi un criminale. Ma i guai per il 50enne non sono finiti perché nel frattempo l’autopsia accerta la morte del transessuale per overdose. Un mix di cocaina e metadone. Sostanza quest’ultima che il 50enne deteneva illegalmente all’interno di una bottiglietta dell’acqua nel proprio frigo e che il transessuale, avrebbe bevuta pensando fosse acqua. Ora l’aquilano rischia di finire sotto processo per detenzione a fini di spaccio di cocaina, detenzione illegale di metadone, morte per conseguenza altro reato (una sorta di omicidio preterintenzionale), e occultamento di cadavere. L’indagato è assistito dagli avvocati Adriana Sissia del Foro di Roma e Angelo Cora del Foro dell’Aquila.
Marcello Ianni
© RIPRODUZIONE RISERVATA