Alla certezza che quel furgone era quello del muratore, ha raccontato l'ufficiale, gli investigatori arrivarono attraverso uno screening condotto con l'aiuto del Ris e degli ingegneri progettisti della Iveco. L'ufficiale ha ripercorso il procedimento mediante il quale gli investigatori ritengono che il furgone ripreso dalle telecamere di sicurezza sia di Massimo Bossetti. Analizzarono tutti i modelli immessi sul mercato dal '99 al 2006, quando il muratore acquistò il furgone individuandone 20 mila.
I Ris e gli ingegneri progettisti dell'Iveco, sulla scorta delle immagini, eliminarono quelli che avevano caratteristiche incompatibili, riducendo la rosa a 4.500 mezzi. Questi 4.500 furono fotografati e chi ne aveva la disponibilità fu sentito a verbale. Ne emerse un cerchio ristretto di 5 mezzi (fra cui quello di Bossetti). Furono sentiti gli altri 4 proprietari e, confrontate le loro testimonianze con le risultanze dei loro tabulati telefonici, risultò che i 4 non potevano essere nella zona di Brembate il 26 novembre del 2010 quando Yara sparì.
Nell'ambito dell'inchiesta, dopo il fermo di Bossetti, era anche stato risentito un testimone che, già nel 2010, aveva raccontato della presenza, quel pomeriggio, di un furgone con caratteristiche simili a quello del muratore.
Tra le altre circostanze raccontate da Lorusso, su domanda del Pm Letizia Ruggeri, un prelievo effettuato da Bossetti in una banca di via Locatelli, nei pressi della palestra e della abitazione di Yara il 4 dicembre del 2010, giorno del fermo di Mohamed Fikri, il marocchino coinvolto e poi scagionato nelle fasi iniziali dell' inchiesta. Quello risulta l'unico prelievo effettuato da Bossetti a quello sportello, mentre tutti gli altri risultano effettuati in quel periodo attraverso il suo circuito bancario.