Stupro di Palermo, torna in carcere il minorenne: «Rivisitazione critica del suo comportamento»

Si tratterebbe di un aggravamento della misura cautelare

Stupro di Palermo, torna in carcere il minorenne: «Rivisitazione critica del suo comportamento»
Stupro di Palermo, torna in carcere il minorenne: «Rivisitazione critica del suo comportamento»
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Giovedì 24 Agosto 2023, 17:30

PALERMO - Stupro di Palermo, dalla comunità al carcere il passo è stato breve. Torna in cella il minorenne (al tempo dei fatti) accusato, insieme ad altri sei ragazzi, della violenza di gruppo ai danni di una 19enne avvenuta il 7 luglio scorso a Palermo.

Aggravamento della misura cautelare

Secondo quanto si apprende si tratterebbe di un aggravamento della misura cautelare che nei giorni scorsi il Gip gli aveva revocato, affidandolo a una comunità e sostenendo che il giovane avesse compiuto una «rivisitazione critica» del suo comportamento.

Contro il provvedimento di scarcerazione aveva presentato ricorso la Procura per i minorenni.

La gogna sui social

La terribile vicenda dello stupro di gruppo a Palermo continua ad infiammare il dibattito social. Con derive, in alcuni casi, molto pericolose. Le foto dei profili Facebook dei giovani finiti nell'inchiesta sono state postate e condivise con migliaia di visualizzazioni. Commenti pieni d'odio su ogni piattaforma - da Fb a Twitter, da Instagram a TikTok - ma anche curiosità morbosa.

Su Telegram in poche ore si sono formati tre gruppi, due pubblici e uno privato, che inizialmente contavano tra 12mila e 14mila iscritti, ma che adesso si sono dimezzati, con l'unico obiettivo di trovare il video dello stupro di gruppo di cui è stata vittima la ragazza di 19 anni.

Palermo, il video dello stupro cercato su Telegram

«Chi ha il video di Palermo? Scambio bene».

E ancora: «Qualcuno ha il video dello stupro di Palermo dei sette ragazzi?», oppure: «Nessuno ha il video di quello che è successo al Foro Italico di Palermo?». Su Telegram tante, troppe, persone chiedono di potere visionare il video finito nei cellulari dei giovani coinvolti nella violenza. Non si sa se qualcuno sia riuscito ad averlo prima dell'arresto dei sette ragazzi: tre sono finiti in manette ai primi di agosto, gli altri quattro venerdì scorso.

Il Garante della privacy

Il Garante privacy mette in guardia sulle conseguenze, anche di natura penale, della diffusione e condivisione dei dati personali della vittima dello stupro di Palermo e dell'eventuale video realizzato. A seguito di numerose notizie stampa su una «caccia alle immagini» scatenatasi nelle chat, l'Autorità - con due provvedimenti d'urgenza - ha rivolto un avvertimento a Telegram e alla generalità degli utenti della piattaforma, affinché venga garantita la necessaria riservatezza della vittima, evitando alla stessa un ulteriore pregiudizio connesso alla possibile diffusione di dati idonei a identificarla, anche indirettamente, in contrasto, peraltro, con le esigenze di tutela della dignità della ragazza. Il Garante ricorda che la diffusione e la condivisione del video costituiscono una violazione della normativa privacy, con conseguenze anche di carattere sanzionatorio, ed evidenzia i risvolti penali della diffusione dei dati personali delle persone vittime di reati sessuali (art. 734 bis del codice penale).

I profili falsi sui social

Per non parlare di notizie e profili fake. Su Tik Tok e Instagram sono spuntati falsi profili dei ragazzi arrestati, come quello del minorenne scarcerato ieri e affidato a una comunità, che inneggia alla libertà ritrovata: «Il carcere è di passaggio si ritorna più forti di prima», o ancora «c'è qualche ragazza che vuole uscire con me», «ricevo tanti messaggi privati di ragazze». Un passaparola generale che sta inframgendo qualunque regola, soprattutto in un caso delicato come questo che meriterebbe maggiore cautela. Tanti, ad esempio, hanno iniziato a mandare messaggi di solidarietà alla vittima con l'unico effetto di renderla identificabile.

I commenti

Sulla vicenda sono intervenuti via social numerosi artisti, da Ermal Meta a Frankie Hi Ntg, da Nina Zilli a Fiorella Mannoia, che hanno espresso sdegno per la vicenda invitando i loro colleghi a prendere pubblicamente posizione. E anche gli studiosi si interrogano su quanto è accaduto. La criminologa Roberta Bruzzone ha letto ampi stralci dell'ordinanza di custodia cautelare definendola «un film dell'orrore». Il sociologo Francesco Pira, che insegna all'università di Messina e ha scritto diversi saggi su questo tema, osserva: «I social sono diventati il non luogo dove si democratizza il privato e anche l'intimità diventa vetrinizzata ed esportabile. Forse non c'è più il buonsenso necessario perché tutti vogliamo andare oltre e la verità è sempre più relativa». E la professoressa Giovanna Corrao, che insegna letteratura italiana e Filosofia a Palermo, bacchetta senza tanti giri di parole le famiglie. «Siamo un branco di falliti. I nostri figli stuprano le ragazzine! Quindi qualcosa è andato male nel nostro progetto genitoriale. Vi fate i fatti vostri e lasciati i figli davanti ai cellulari. Dovete controllare i vostri figli». 

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