Ha mimato il gesto della pistola nell'aula del Senato, rivolto alla premier Giorgia Meloni: ora chiede scusa lo "studente antifascista del liceo Righi", come lui stesso chiede di essere definito, intervistato da Repubblica. «Se avessi fatto il gesto del pugno chiuso forse tutto questo casino non sarebbe successo. Mi scuso, ma il dissenso nei confronti di questo governo e di questa classe politica rimane», le sue parole, dopo la furiosa polemica di ieri.
La lettera di scuse
Lo studente parla della lettera di scuse che intende inviare e rivendica il suo dissenso, dopo che ieri mattina mentre era in visita al Senato con la sua classe ha allungato il braccio e ha mimato con le mani una pistola. 'Si scuserà?', gli ha domandato la giornalista Valentina Lupia. «Sì, con una lettera.
Quanto al contenuto della lettera, lo studente dice «non posso dirlo per ora, non l'ho ancora inviata. In sintesi: mi scuso coi presenti per il mio gesto, che non voleva essere di minaccia o un richiamo alla violenza e riconosco che si è trattato di un gesto sbagliato per esprimere dissenso nei confronti dei presenti. Tutti: destra e sinistra. E l'ho chiusa a mio modo, per ricordare che non siamo dalla stessa parte. Con 'cari saluti antifascisti'».
Nell'intervista il ragazzo dice anche che il suo gesto non era rivolto verso la premier Giorgia Meloni. «No, era verso l'alto. Le immagini e la prospettiva possono ingannare. Non ce l'ho con lei in particolare: questo non è un governo di santi e di bravi. E in Aula - aggiunge lo studente - c'erano anche altri politici che in passato non hanno certo fatto il bene di studenti e cittadini. Pensiamo alla 'Buona Scuola'».