Spostamenti tra Regioni, verso stop fino al 31 marzo. Salta l’Italia arancione

Spostamenti tra Regioni, verso stop fino al 31 marzo. Salta l’Italia arancione
Spostamenti tra Regioni, verso stop fino al 31 marzo. ​Salta l’Italia arancione
di Diodato Pirone
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Domenica 21 Febbraio 2021, 08:30

Due le notizie principali emerse ieri sul fronte del Covid. Domattina un Consiglio dei ministri dovrebbe prorogare al 31 marzo il divieto di spostamento fra Regioni. Attualmente lo stop è fissato fino al 25 febbraio. Il Cdm non dovrebbe prendere altri provvedimenti anche se le Regioni ieri hanno chiesto di nuovo una messa a punto dei meccanismi che determinano il colore “anti-Covid” delle Regioni stesse. La seconda novità arriva proprio dalla Conferenza degli enti regionali che non hanno raggiunto un’intesa sulla proposta formulata venerdì da Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia-Romagna, di collocare in fascia arancione tutta l’Italia per un paio di settimane. L’obiettivo di Bonaccini era duplice: ridurre la diffusione delle varianti, che anche ieri hanno costretto alcuni Comuni a chiudersi in “zona rossa”, e ridurre la confusione fra gli italiani, molti dei quali non badano più a quale fascia appartiene la Regione nella quale vivono.

La proposta avanzata da Bonaccini è stata condivisa da Toscana, Campania e Lombardia, ma il vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti, presidente ligure, ha espresso la sua contrarietà. «Il Paese si aspetta di ripartire», ha detto. E ha proposto una zona gialla nazionale, dunque con aperture di ristoranti, sport e spettacolo, e di estendere i passaggi di colore soprattutto a livello provinciale e comunale. Ancora una volta si registra un generale contrasto fra le Regioni anche se tutti gli enti concordano su una comunicazione tempestiva delle misure.

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D’altra parte contro un’ipotetica Italia tutta arancione ieri ha tuonato anche il leader della Lega Matteo Salvini. «Basta con gli annunci, gli allarmi e le paure preventive che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, se ci sono zone più a rischio si intervenga in modo rapido e circoscritto, si acceleri sul piano vaccinale ma non si getti nel panico l’intero Paese», ha scritto su Facebook il leader del Carroccio stigmatizzando «lockdown ingiustificati e generalizzati».
Il contagio però sembra non dare tregua in un Paese che in questi giorni ricorda che è trascorso un anno dalle prime zone rosse di Vò e Codogno, simbolo di un’Italia che combatteva quasi a mani nude contro il virus. A distanza di un anno la pandemia sembra essersi stabilizzata sia pure su grandi numeri con 14.931 contagi e 251 vittime registrate ieri. È ancora un boom di positivi in Veneto (1244) e in Lombardia (3019). E proprio queste due Regioni sono nel gruppo di 10 (con Emilia-Romagna, Campania, Piemonte, Lazio, Sicilia, Toscana, Puglia e Liguria) dove si sono registrati l’85% dei contagi da inizio pandemia.
Le varianti corrono e impongono nuove zone rosse con la Regione Lazio che tenta di frenare l’avanzata di quella inglese che ora è vicina alla Capitale: due zone di massima restrizione sono state decise a Colleferro e a Carpineto romano e si aggiungono a Roccagorga, dove già da giorni c’è la chiusura totale e la vigilanza delle forze armate ai confini del paese.

Lockdown per variante anche in un comune del sassarese. Si registra poi il primo morto da variante brasiliana: un uomo di 67 anni deceduto all’ospedale di Chieti dopo essere rientrato dall’Umbria.

Nonostante tutto in questi giorni - complice il beltempo - si registrano assembramenti in varie città. Stamane tre nuove Regioni entrano in zona arancione (Campania, Emilia-Romagna e Molise che si aggiungono a Abruzzo, Liguria, Toscana e Trento mentre Bolzano e gran parte dell’Umbria per propria scelta sono in fascia rossa. C’è poco da stare tranquilli ma in mezza Italia si sono registrate strade affollate e alcuni sindaci hanno deciso di transennare. Tutto questo nonostante l’appello lanciato venerdì dall’Istituto Superiore di Sanità: «State a casa».
 

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