L'abitazione aveva grate di ferro a porta e finestre. Una vera e propria prigione: di notte la chiudeva a chiave, di giorno la controllava con metodi ossessivi, picchiandola, minacciandola con una pistola e controllandola in ogni istante anche al telefono quando lui si allontanava. Pesanti le minacce se lei avesse provato a contattare qualcuno: l'uomo si sarebbe rifatto sulle sue figlie. La donna resta sotto sequestro da gennaio scorso fino a due giorni fa quando la polizia la libera. Grazie a uno stratagemma lei è riuscita a chiedere aiuto scrivendo una frase su un biglietto ad un conoscente. E così per l'uomo (L.M.) si sono aperte le porte del carcere di Campobasso.
Il blitz della polizia per liberare la donna è scattato di sera. L'uomo è stato bloccato quando era appena uscito dalla casa-prigione e aveva rinchiuso per l'ennesima volta la vittima. In macchina, portando con sè la pistola, stava rientrando a casa. Conduceva infatti una doppia vita e ogni giorno tornava a Petrella Tifernina, paese della provincia di Campobasso, dove viveva con un'altra donna ignara di tutto. Nell'abitazione gli agenti hanno trovato anche munizioni da guerra.
«Era ossessionato dalla gelosia, le aveva imposto una sorta di decalogo di regole da seguire e lei lo assecondava per terrore - ha spiegato il capo della Squadra Mobile di Campobasso, Raffaele Iasi, durante una conferenza stampa -.
La picchiava continuamente e anche quando l'abbiamo liberata, la donna aveva lividi sul corpo tanto che l'abbiamo subito accompagnata in ospedale». «Una relazione - ha proseguito - che era partita normalmente, all'inizio lei lo assecondava, poi tutto si è trasformato in un incubo». L'uomo, che in passato aveva lavorato come parrucchiere, è in carcere a Campobasso. Dovrà rispondere dei reati di sequestro di persona, minacce, maltrattamenti, detenzione e porto abusivo di arma e munizioni. La donna è tornata a casa dai suoi familiari.