Nonno violenta la nipotina di 10 anni tre volte al mese e la costringe a filmare tutto con il cellulare: condannato a 14 anni. «Papà era complice»

Per il Non solo le violenze ma anche le minacce, per evitare che la bambina riferisse a qualcuno quello che stava subendo

Nonno violenta la nipotina di 10 anni tre volte al mese e la costringe a filmare tutto con il cellulare: condannato a 14 anni. «Papà era complice»
Nonno violenta la nipotina di 10 anni tre volte al mese e la costringe a filmare tutto con il cellulare: condannato a 14 anni. «Papà era complice»
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Sabato 9 Dicembre 2023, 16:20

Abusi indicibili sulla nipote, dopo tre gradi di giudizio rimangono 14 gli anni di pena per il nonno che ha commesso gli orrori contro la piccolina, riporta il Corriere. Le prove erano evidenti: gli inquirenti avevano trovato foto e video degli abusi conservati nel cellulare del nonno orco. Una storia da far accapponare la pelle, la nipotina aveva cominciato a subire le violenze quando aveva solo 10 anni.

Non solo le violenze ma anche le minacce, per evitare che la bambina riferisse a qualcuno quella violenza che stava subendo.

E il 70enne non agiva da solo. Il papà della bimba, infatti, dopo aver saputo di quello che suo padre stava facendo, lo avrebbe coperto, accusano la piccola di essersi inventata tutto.

Le violenze sessuali

Il nonno si presentava tre volte al mese a casa della famiglia del figlio, prendeva la bambina che doveva passare del tempo con i nonni e la portava nel suo veicolo, dove si consumavano le bestialità messe in atto dal nonno orco, che «sconfinavano in livelli di rado registrati», come hanno evidenziato le indagini. La piccola era, inoltre, costretta a filmare tutto con il cellulare.

La nipote si era presto ammutolita. Per la paura e il trauma non riusciva a raccontare quello che stava accadendo, limitandosi a chiedere di non vedere più il nonno. Il papà della piccola, una volta scoperti gli orrori, avrebbe aiutato il nonno (suo padre) a far ricadere tutto sulla bambina. Per il papà la condanna è di 2 anni e otto mesi.

Fondamentali le intercettazioni

L’anziano, d’intesa con il figlio, ricostruiscono gli investigatori, aveva tentato in ogni modo di eludere le indagini sbarazzandosi del telefono cellulare in uso all’epoca dei fatti, sminuendo l’accaduto e additando la reale responsabile nella piccola vittima, screditandola e accusandola di essere posseduta dal demonio.

Per le indagini sono state fondamentali le telefonate intercettate tra padre e figlio: «Nessun dubbio residuava sulla genuinità di quanto affermato dai soggetti intercettati, i quali, inconsapevoli che le conversazioni erano ascoltate, si scambiavano liberamente valutazioni e opinioni».

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