Giulia Cecchettin è stata uccisa. Con diverse coltellate alla testa e al collo nonostante abbia tentato di difendersi fino alla fine. E Filippo, forse, è ancora vivo e in fuga disperata ormai da sette giorni. O è morto, e chissà quando verrà ritrovato. L'epilogo della scomparsa dei due ex fidanzati è arrivato poco dopo mezzogiorno: un'unità cinofila della Protezione civile che perlustrava un canalone tra Piancavallo e il lago di Barcis, in Friuli, ha inviduato il corpo di una giovane donna.
È bastato poco ai Carabinieri per dare la risposta che nessuno voleva senitire: era il cadavere di Giulia, il corpo aveva indosso gli stessi vestiti della ragazza al momento della scomparsa.
«Ora è solo il momento del dolore e della vicinanza alla famiglia» ha detto l'avvocato Stefano Tigani annunciando però quella che è adesso la volontaà della famiglia: vanno «individuate le responsabilità e le dinamiche di questa vicenda. È stato il Procuratore di Venezia Bruno Cherchi a comunicare la notizia alla famiglia e subito nella strada davanti alla villetta di Vigonovo è calato un silenzio totale. Qualcuno non ha trattenuto le lacrime. La svolta nelle indagini è arrivata giovedì mattina, in maniera casuale, quando è stata rimessa in funzione la telecamera stradale a Piancavallo, rimasta ferma 4 giorni per manutenzione. Il software aveva continuato a registrare le immagini, e tra queste, nella notte tra sabato e domenica, è spuntata quella della Fiat Punto nera di Filippo.
Poche ore prima, alle 23.30 di sabato, le telecamere di videorosveglianza nella zona industriale di Fossò, a pochi chilometri da Vigonovo, avevano registrato le feroci fasi dell'aggressione di Filippo a Giulia: una prima collutazione, fuori dall'auto, la ragazza colpita con calci mentre era terra, la sua invocazione d'aiuto, »mi fai male«; poi la macchina che ripartiva, Giulia che tentava di allontanarsi, e Filippo che la riprendeva alle spalle, la colpiva mandandola di nuovo a terra. Sarà l'autopsia a stabilire se è qui che Giulia è morta, accoltellata più volte, o se è stata uccisa quando Filippo è arrivato a Piancavallo. Quel che sembra già chiaro è che ha cercato di difendersi a tutti i costi: sulle braccia e sulle mani sono state rilevate diverse ferite. Nel luogo dell'aggressione a Fossò, domenica mattina, i Carabinieri avevano repertato le chiazze di sangue, una ciocca di capelli, e un pezzo di nastro adesivo. Istanti terribili, ripercorsi nel capo d'imputazione della Procura allegato al decreto di perquisizione, che ieri ha portato i Carabinieri in casa dei genitori del ragazzo, a Torreglia (Padova), e hanno fatto finire Filippo nel registro degli indagati. Con una ipotesi di tentato omicidio che ora si tramuterà probabilmente in omicidio.
»L'impostazione dell'indagine - ha detto Cherchi - è cambiata con il ritrovamento del corpo; adesso faremo tutti gli accertamenti del caso, sarà disposta un'autopsia per accertare esattamente le cause della morte e quindi quegli accertamenti che sono 'tutelatì«. Ed è »necessario che si facciano gli accertamenti con il Dna per vedere la compatibilità«. La notizia del ritrovamento del corpo aveva raggiunto nel frattempo anche ai genitori di Filippo Turetta. »Gli è crollato il mondo addosso« ha riferito l'avvocato del ragazzo, Emanuele Compagno. Che poi ha diffuso l'appello fatto dalla mamma e dal papà del giovane al figlio: »Filippo, consegnati alle forze dell'ordine, così puoi spiegare cos'è successo«. Anche il procuratore Cherchi ha voluto rivolgersi direttamente al ragazzo: »si costituisca, per poter dare la propria versione dei fatti. Sarebbe importante anche per lui, Per questo ribadisco: non continui questa sua fuga e si costituisca«.
Dalle prime ricostruzioni, emerge che il corpo di Giulia sarebbe stato abbandonato sul bordo di una strada, e lasciato rotolare lungo un dirupo per una cinquantina di metri. Nelle stesse ore in cui è stato trovato il corpo si era anche diffusa la voce del ritrovamento, sempre nella stessa zona, della Punto di Filippo. Notizia smentita dai Carabineri: l'ultima traccia nota dell'auto è di domenica, in Austria, Tra Lienz e la Carinzia. Nel pomeriggio è intanto iniziato un pellegrinaggio silenzioso di amici e parenti della famiglia Cecchettin, arrivati alla villetta di via Aldo Moro con un fiore, un bigliettino, dei pupazzetti di peluche sistemati sulla recinzione. Gesti di affetto e vicinanza che non restituiranno Giulia. E solo Filippo può spiegare il perché di questa fine atroce.