Scrive don Porcile nel post: «Mi piace molto l'idea di vedere Gesù che mi prende l'iPhone, me lo butta nel lago di Tiberiade, e mi dice: lascia le tue reti wireless, e seguimi». E tutti giù a cercare su wikipedia dove sia Tiberiade. «Ho tolto il cellulare al mio bimbo di 13 anni e è sopravvissuto» commenta l'entusiasta follower di don Porcile. Indubbiamente un gran risultato.
Il post di don Porcile prosegue per proporre di occupare il tempo di e-silence con «relazioni vere, autentiche, non finte e virtuali. Due ore di chiacchiere.
Di guardarsi negli occhi. Di parlarsi. O di dedicare questo tempo a chi è meno fortunato di noi». Poi, sbalordendosi dell'effetto valanga che ha fatto il suo post, parla ancora ai suoi fedeli telematici e non solo: «La vera sfida non è spegnere un cellulare ma ritrovare modi autentici e veri di comunicare. Quello che deve far pensare è che soltanto spegnendo qualcosa riusciamo a accenderne altre. E quello che deve far pensare ancora di più, è quando non riusciamo a spegnere. Quando ti manca il fiato se lo fai».