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«Con ogni verosimiglianza il virus è arrivato all’uomo tra la fine di ottobre e l’inizio novembre dell’anno scorso», ha aggiunto l'infettivologo. «Si tratta di un virus tedesco proveniente in realtà da Shanghai, che ha avuto una minima diffusione in Germania», ha detto Galli, che ha parlato positivamente dei test rapidi, affermando che sia meglio «poter mettere migliaia e migliaia di persone in fila distanziate a fare un pungidito, aspettare dieci minuti per il risultato ed essere indirizzate nel modo migliore, piuttosto che mettere altrettante persone in attesa di un prelievo venoso con tempi di risposta che nel migliore delle ipotesi richiedono ore»
«Per questo studio abbiamo usato i test rapidi, che in termini di specificità (98%) e sensibilità (95%) sono la strada per questa fase 2 soprattutto per chi deve tornare a lavoro. I test rapidi hanno un vantaggio clamoroso confrontati con quelli fatti con i prelievi di sangue venoso - ha aggiunto -. Sono molto più facili, sostenibili e agili».
Quanto ai test sierologici, secondo Galli «l’identificazione di una infezione recente attraverso un esame anticorpale è praticamente impossibile» perché «abbiamo una fase-finestra nella produzione degli anticorpi di almeno 11 giorni dall’inizio della comparsa dei sintomi.
C’è una percentuale importante di casi che si manifestano senza manifestarsi, questo per dire che gli asintomatici sono veramente parecchi».