Le iper gettonate poke bowls dalle Hawaii alle nostre tavole, l'esperta Raffaelli ci porta alla scoperta della moda degli ultimi anni

Francesca Raffaelli, biologa e nutrizionista di Ancona
Francesca Raffaelli, biologa e nutrizionista di Ancona
di Federica Buroni
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Lunedì 17 Maggio 2021, 15:57 - Ultimo aggiornamento: 18 Maggio, 15:14

ANCONA - Dalle Hawaii alle nostre tavole fino a diventare un vero e proprio trend, sorta di oggetto di culto per i fan di Instagram e social vari. Di più: sono salutari e prelibate. Insomma, bontà a doppio binario. Sono le poke bowls, iper gettonate ovunque con tanto di ritrovi e locali appositi. Poke, letteralmente, indica un piatto tipico e povero della cucina tradizionale hawaiana. In origine, rappresentava lo spuntino dei pescatori dell’Oceano Pacifico che, al termine della pesca, tagliavano a piccoli pezzi il pesce avanzato dal pescato e lo condivano con il poco a disposizione: sale marino delle Hawaii, polpa di noci kukui, salsa di soia e poco altro.

Oggi, il poke è diventato il piatto tipico della cucina di queste isole immerse nell’oceano e viene consumato sia in casa sia che nei ristoranti. Lo si trova perfino nei supermercati delle città. «Ha iniziato a diffondersi negli Usa occidentali nel 2010-2012, poi è sbarcata in Europa – spiega Francesca Raffaelli, biologa nutrizionista e titolare di Biomedfood srl -, la Poke Bowl è la nuova moda degli ultimi anni. Ma è anche una buona scelta nutrizionale perché è un piatto unico con carboidrati, proteine animali o vegetali, e grassi buoni, vitamine e sali minerali». 


Da moda tout court, la Poke Bowl ha catturato gli entusiasmi di giovani e adulti. «Gran parte del successo è legato all’utilizzo delle piattaforme di food delivery. Oltre che nei ristoranti giapponesi – sottolinea Raffaelli -, questa pietanza si sta diffondendo dappertutto: nei ristoranti, nelle gastronomie e anche nei catering: alcuni propongono anche versioni ‘rivisitate’ di questo piatto. Ecco perché si stanno diffondendo locali chiamati anche pokerie o poke shop per il consumo sul posto, l’asporto o il delivery». A Torino, per esempio, di recente è nato MikaPoke con un poke rivisitato tutto italiano negli ingredienti e nell’ideazione dei piatti. Ma anche ad Ancona, nel centro storico, ha aperto da poco il franchising PokeScuse che offre sia poke già pronti sia la possibilità di mixarli a piacimento. «PokeScuse è la prima Poke House nata in Veneto ed è un progetto con l’obiettivo di rivoluzionare il mondo del fast food», chiarisce la biologa nutrizionista.

Una questione, però, va sottolineata: «Dobbiamo porre attenzione, nelle versioni più simili all’originale, alla sostenibilità e alla stagionalità. In quelle più classiche vengono infatti utilizzati mango e avocado che non sono prodotti locali e sostenibili così come il consumo di pesce di grande taglia come il tonno. Per questo, il consiglio è quello di alternare le varie versioni». 


Per quanto si tratti di un piatto semplice, occorre avere esperienza nel prepararlo. Consigli utili? È l’esperta a fornirci la strada maestra. «Bisogna calibrare le porzioni dei vari componenti, i condimenti e, in particolare, gli abbinamenti. C’è poi una tecnica per presentare la pietanza: nella ciotola si aggiunge per primo il riso che va appiattito, poi, sopra, si aggiungono a spicchi, mantenendoli separati, i vari ingredienti. Si condisce il tutto con un pizzico di salsa di soia e olio prima di servire». Tra colori, sfizi e immagini accattivanti, c’è anche spazio per il benessere. Già, perché la Poke Bowl è anche salutare. Parola di nutrizionista. «Se ben composto, questo piatto può essere unico, consumato sia a pranzo sia a cena». Il segreto è che «contiene una preponderanza di cereali, in genere il riso, che forniscono i carboidrati e poi contiene proteine animali o vegetali, grassi buoni provenienti dal pesce, dall’avocado o dalla frutta secca e dall’olio extravergine. Infine, vitamine e sali minerali di frutta e verdura». Se poi sono i dettagli a sbalordirci, è ancora l’esperta a dettar legge: «E’ un piatto adatto anche agli ipersensibili al glutine grazie alla presenza del riso senza glutine. È inoltre un piatto che non contiene lattosio». Ultima chicca: perfino i metodi di cottura sono salutari.

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