Al cervello piacciono le bugie
Uno studio ne spiega il perchè

Al cervello piacciono le bugie Uno studio ne spiega il perchè
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Lunedì 24 Ottobre 2016, 18:52 - Ultimo aggiornamento: 18:59
ROMA - A essere disonesti ci 'si prende gusto'. Una volta che si inizia infatti, è difficile smettere e ora c'è anche una spiegazione scientifica. Lo dimostra il test condotto dai ricercatori dello University college di Londra, guidati da Neil Garrett, in cui si è chiesto a un gruppo di volontari di cominciare a mentire. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, dimostra che una volta che si inizia, il grado di consapevolezza al comportamento scorretto si riduce sempre più, in un effetto valanga.

Nel test i ricercatori hanno messo 80 persone, tra i 18 e 65 anni, davanti ad un barattolo di vetro con delle monete, gli hanno chiesto di indovinarne il numero, e mandare la stima ad un compagno sconosciuto attraverso il computer. C'erano diversi scenari: quello di base era che con la stima più accurata ne beneficiavano entrambi. In altri casi con una stima al ribasso o in eccesso ne beneficiava il volontario a spese del partner, entrambi, il partner a danno del volontario o solo uno dei due senza effetto per l'altro.

Quando con la stima al rialzo ne beneficiava il volontario a spese dell'altro, si è visto che iniziava via via a esagerare la sua stima. Con la risonanza magnetica i ricercatori hanno visto che l'amigdala, l'area del cervello responsabile delle emozioni, era quella più attiva quando la persona diceva la prima bugia per tornaconto personale. La risposta dell'amigdala diminuiva progressivamente ad ogni bugia, la cui consistenza invece aumentava. «Quando mentiamo per il nostro interesse, l'amigdala produce una sensazione negativa che limita il punto a cui siamo preparati a dire bugie», spiega Tali Sharot, uno dei ricercatori.

«Questa risposta si affievolisce man mano che continuiamo a mentire - continua - Più si sbiadisce, più grandi diventano le nostre bugie, anche in futuro», continua. Nei prossimi studi, secondo i ricercatori, bisognerà cercare di capire se questi atti di disonestà sono collegati ad una minore risposta emotiva, e se l'escalation in altri tipi di comportamenti ha lo stesso effetto.