Oltre 60 aziende fallite
dall'inizio dell'anno

Oltre 60 aziende fallite dall'inizio dell'anno
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Martedì 22 Luglio 2014, 12:30 - Ultimo aggiornamento: 13:13
ASCOLI - La crisi economica morde ancora. Il giudice fallimentare del tribunale di Ascoli, Raffaele Agostini, ha sentenziato il fallimento di ben 63 aziende. Per capire la gravit di quanto sta accadendo basterebbe dire che il pi alto numero si registrato nel 1993 con 93 fallimenti. Oggi, con 63, siamo a met anno 2014 con la prospettiva che a fine dicembre venga battuto tale "primato". “La situazione – commenta il dottor Raffaele Agostini – sta preoccupando e non poco. Il problema non è rappresentato dalla crisi in atto quanto dal fatto che non si intravede all’orizzonte la luce della speranza. Se si è raggiunto l’apice di contro si sta allontanando la risalita, in special modo nel nostro territorio. Non vorrei essere tacciato da pessimista. Dico solo che il problema va visto realisticamente”. Giudice Agostini, spesso si sente dire “è fallito con i soldi”. E’ possiile una cosa del genere? “Il timore – risponde – di trovarsi al cospetto di un fallimento “preparato” esiste. Specialmente se si tratta di una Srl in cui la responsabilità patrimoniale ricade sulla società e non sui soci componenti del consiglio d’amministrazione. Si possono comunque dare inizio ad azioni che coinvolgano la responsabilità dei soci con il rischio di trovare “scatole vuote”. Alla porta del mio ufficio si formano file di operai che hanno perso il poswto di lavoro i quali mi sollecitano di intervenire. Purtroppo tale compito non rientra fra le mie competenze. Mi rendo partecipe del loro stato d’animo: gli ammortizzatori sociale non durano all’infinito, trovare un lavoro per chi ha una certa età è pressochè impossibile e, conseguenza più pesante, non si intravede la speranza che le aziende, anche quelle di piccole dimensioni, possano riaprire. Tornando alla domanda che mi ha posto, se l’azienda accusa una voragine di debiti e non possiede alcun bene la Procura della Repubblica può muoversi intentando l’azione di bancarotta. La verità è che in altri tempi il fallimento era considerato una vergogna. Oggi, invece, lo si affronta con sfrontatezza, senza tenere in alcun conto le conseguenze che provoca: dipendenti in mezzo alla strada, fornitori che vengono trascinati nel vortice della chiusura. Ritengo che per regolarizzare il fallimento sia necessario l’intervento del legislatore partendo dal rigido controllo degli organigramma delle società dove oggi aq volte si registra che vi fanno parte personaggi già coinvolti in altri fallimenti. A questo punto, per quanto riguarda la nostra zona, appare difficile pensare di poter risanare e quindi rivitalizzare il settore industriale per cui l’unica via percorribile è dare maggiore spinta al turismo e a quelle eccellenze, gastronomiche e artigianali, che contraddistinguono il Piceno”.




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