L'assassinio di Pietro Sarchiè, la figlia: «Hanno dato fuoco al corpo di papà e la sera hanno cenato con il suo pesce»

Domani processo d'Appello per Santo Seminara, accusato di favoreggiamento e ricettazione. Jennifer: "La mia famiglia chiede giustizia". Il killer e il figlio già in carcere

L'assassinio di Pietro Sarchiè, la figlia: «Hanno dato fuoco al corpo di papà e la sera hanno cenato con il suo pesce»
L'assassinio di Pietro Sarchiè, la figlia: «Hanno dato fuoco al corpo di papà e la sera hanno cenato con il suo pesce»
di Maria Teresa Bianciardi
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Domenica 19 Febbraio 2023, 16:55 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 00:11

ANCONA - Era il 2014 ma sembra oggi. «Sento papà che si alza, va in cucina e gira il cucchiaino nella tazzina del caffè. Poi esce di casa, chiude la porta e sale sul suo furgone per vendere il pesce. Poche ore dopo l'hanno ammazzato senza pietà».

Jennifer è la figlia di Pietro Sarchiè, il commerciante di pesce  di San Benedetto del Tronto, ucciso a Sellano di Pioraco il 18 giugno 2014 a 61 anni. Per questo omicidio i siciliani Giuseppe Farina e suo figlio Salvatore sono stati condannati in via definitiva all’ergastolo e a 20 di reclusione: sono stati loro a pianificare e commettere un delitto talmente efferato da non avere precedenti nelle Marche.

Pietro Sarchiè ucciso e il corpo bruciato per non lasciare tracce

Un'esecuzione in piena regola: «All'inizio nessuno credeva che a papà potesse essere successo qualcosa di così grave - ricorda Jennifer -, insinuavano che si fosse allontanato volontariamente.

Ma io sapevo che gli era accaduto qualcosa di grave: la notte non avevo dormito per l'angoscia che mi attanagliava il cuore senza un motivo apparente». E infatti, poche ore dopo essere uscito di casa Pietro Sarchiè è stato fermato dai Farina e mentre cercava di fuggire è stato raggiunto alle spalle da almeno sei colpi di pistola, l'ultimo sparato alla nuca per giustiziarlo: il movente? Una banale questione di concorrenza tra venditori ambulanti.

Ma non basta. Dopo essere stato ucciso, i killer hanno dato fuoco al suo corpo e smontato pezzo dopo pezzo il furgone per nascondere ogni traccia del delitto. Ciò che restava del povero venditore ambulante è stato trovato nei pressi di una chiesa diroccata nella Valle dei Grilli in provincia di Macerata: era coperto con un telo e seppellito da terra e calcinacci. «E' stato riconosciuto dalla fede dove c'era inciso il nome di mia mamma, Ave».

Il killer, il complice e l'uomo accusato di favoreggiamento

Oltre ai Farina è stato condannato alla pena di 3 anni e sei mesi per favoreggiamento e ricettazione Santo Seminara, catanese e domani, lunedì 20 febbraio, si apre ad Ancona il processo di Appello: ultimo capitolo giudiziario di una tragedia senza fine.

«Per la mia famiglia tutto è cambiato quel terribile 18 giugno. Non ci rassegnamo alla morte così atroce di nostro padre – racconta Jennifer che ha anche un fratello, Juri -: ogni giorno è una ferita che sanguina. Gli mancavano pochi mesi per andare in pensione, quattro giorni dopo la scomparsa avrebbe compiuto 22 anni e avevamo già ordinato la torta. Eravamo felici e uniti. Ci hanno condannato al dolore eterno».

Jennifer torna a parlare alla vigilia dell'udienza d'Appello: la procura di Macerata ha fatto ricorso contro la sentenza per Santo Seminara e lo stesso gli avvocati dei Sarchiè, Nicodemo Gentile e Alessia Modesti. «Tre anni e mezzo sono troppo pochi, ha contribuito a nascondere le tracce dell'omicidio». L'imputato invece, con gli avvocati Manuela Castani e Nicola Pandolfi rigetta le accuse e chiede l’assoluzione.

«Dopo averlo ucciso hanno banchettato con il suo pesce»

Ma Jennifer, Juri e la mamma Ave insistono. «Crediamo nella giustizia, tutti devono ricordare che dopo avere assassinato nostro padre gli hanno dato fuoco e hanno fatto sparire i resti del furgone. Non solo, abbiamo saputo che hanno pasteggiato con il suo pesce rimasto invenduto». 

Fotogrammi di un passato che è sempre presente e riempie gli occhi di lacrime: «Farina senjor è stato condannato all'ergastolo, si è preso la responsabilità del delitto. Il figlio è stato condannato a 20 anni e tra sconti di pena e buona condotta potrebbe uscire presto. Stessa cosa per Seminara se non verrà rivista la sentenza di primo grado. E noi dovremmo continuare a vivere sapendo che chi ha massacrato nostro padre gira tranquillo in libertà. Siamo noi i condannati a una pena senza fine».

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