ASCOLI La riduzione delle risorse per la sanità pubblica è un fenomeno che avviene da troppi anni, tanto che il diritto costituzionale alla tutela della salute si sta trasformando, purtroppo, in un privilegio per pochi, lasciando indietro le persone più fragili e svantaggiate, in particolare nel Sud delle Marche che più soffre la mancanza di strutture adeguate. Se il numero è potenza, come diceva Maometto, basta il dato della Cisl per dimostrarlo: nella sola città di Ascoli ci sono 109 fra ambulatori e studi medici privati (crescita del 30%). Una cifra esorbitante che testimonia come la sanità privata si stia diffondendo a macchia d’olio mentre quella pubblica arretra paurosamente
La proliferazione
«È vero - conferma Giorgio Cipollini, sindacalista della Cisl - Solo ad Ascoli ci sono 109 strutture private e chissà quante nella provincia picena e quante ancora ne apriranno di questo passo Centri medici privati pronti a fornire prestazioni quasi immediate, ma a pagamento, a differenza del servizio pubblico nazionale che ha liste d’attesa inaccettabili pur contando su professionisti qualificati». E il timore dei sindacati è che la situazione possa addirittura peggiorare. «Come ha confermato la direttrice generale dell’Ast, Nicoletta Natalini, purtroppo nel 2024, il budget sarà ridotto di 26 milioni di euro e bisognerà risparmiare.
I decreti ingiuntivi
Se è vero che la direttrice Natalini ha il merito di avere sbloccato le indennità di funzione dopo una paralisi di quasi due anni, con tanto di ricorsi in tribunale (si attende la sentenza del giudice che tarda ad arrivare), alcuni operatori sanitari lamentano ancora il pagamento delle indennità nei turni festivi. C’è chi non ha voglia di aspettare ed è ricorso al tribunale che ha imposto i decreti ingiuntivi (ne sono più di venti) sulla base di precedenti di giurisprudenza in cui non occorreva sollecitare il pagamento. Per l’azienda sanitaria territoriale 5, però la procedura eseguita dal ricorrente non sarebbe valida e ha deciso di opporsi. Secondo l’Ast nel ricorso per decreto ingiuntivo, il dipendente non avrebbe documentato in alcun modo di aver chiesto, nel termine di trenta giorni previsto dalla norma contrattuale, il pagamento delle ore lavorate nel giorno festivo. Pertanto non gli spetterebbe alcun pagamento.