Antonio Cianfrone: mazzette e finti incidenti stradali, una vita vissuta pericolosamente

Antonio Cianfrone, il carabiniere sospeso dal servizio e ucciso sulla pista ciclabile a colpi di pistola a Spinetoli
Antonio Cianfrone, il carabiniere sospeso dal servizio e ucciso sulla pista ciclabile a colpi di pistola a Spinetoli
di Mario Paci
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Mercoledì 3 Giugno 2020, 22:53 - Ultimo aggiornamento: 4 Giugno, 02:10
SPINETOLI - Runner dal fisico asciutto, di bell’aspetto, garbato che andava in giro a bordo di auto di grossa cilindrata per via del suo nuovo lavoro di procacciatore di veicoli dall’estero. La vittima Antonio Cianfrone, conduceva una vita apparentemente normale, senza ripercussioni economiche, nonostante fosse stato sospeso dal servizio cinque anni fa dopo l’arresto per una brutta storia di tangenti e falsi incidenti stradali ancora da accertare in sede giudiziaria. Sposato e divorziato, padre di due figli, da qualche tempo aveva deciso di trasferirsi da Monsampolo del Tronto (dove aveva ricoperto l’incarico di vice comandante della stazione dei carabinieri prima della rimozione per l’inchiesta della magistratura) a Spinetoli. 

Il locale
Su Antonio Cianfrone, originario di Chieti, aleggiavano purtroppo più ombre che luci, non solo stando alle indagini della Procura ascolana ma anche ai racconti di alcuni residenti di Monsampolo del Tronto e Spinetoli dove ha abitato. I primi sospetti risalgono a una decina di anni fa quando gestiva un locale a Monsampolo con frequentazioni non proprio da educande che chiuse improvvisamente. Quando nel 2014 fu raggiunto dall’inchiesta per concussione, aperta dalla Procura della Repubblica ascolana e culminata con l’arresto, per molti suoi concittadini non fu un fulmine a ciel sereno. 

 

L’inchiesta
Per il sottufficiale dei carabinieri i guai iniziarono nel luglio del 2014. Assieme al suo comandante (anche lui rimosso dall’incarico), Cianfrone partecipò ad alcuni controlli in un’azienda cinese. I due sottufficiali rilevarono violazioni in materia di igiene con prescrizioni da ottemperare. Secondo la magistratura però, i due tornarono poi sul posto sostenendo, falsamente, che gli ispettori dell’Asur avevano intenzione di sequestrare il laboratorio. Il titolare avrebbe però potuto evitare il provvedimento con un pagamento in nero. Il giorno seguente l’imprenditore cinese, per evitare grane, si presentò alla caserma di Monsampolo consegnando 500 euro. Peccato che ad ottobre gli ispettori dell’Asur effettuarono davvero il controllo nell’azienda cinese che rivelò che le prescrizioni non erano state affatto eseguite. Cianfrone e il suo comandante, secondo il Pm, pretesero però altri 200 euro per risolvere la questione. 

Le taniche di olio
Tre mesi dopo un commerciante di Monteprandone denunciò di essere stato costretto in più occasioni a consegnare loro generi alimentari, olio d’oliva, sacchi di pallet e gasolio per evitare noie con la legge. Per questo favore il commerciante riempì una tanica da 30 litri d’oliva altrimenti sarebbe stato denunciato alla magistratura.

Gli extracomunitari 
Ma i soldi non bastavano mai. Sempre in quell’autunno l’ex comandante dei carabinieri di Monsampolo e il suo vice, secondo la tesi accusatoria, avrebbero costretto diversi cinesi titolari o contitolari di piccole aziende nella vallata del Tronto, a consegnare indebitamente denaro al fine di evitare controlli e problemi alle rispettive imprese. Il maresciallo Cianfrone, in concorso con un cinese, inoltre avrebbe tentato di reperire un falso domicilio per quattro asiatici, requisito indispensabile per gli extracomunitari al fine di ottenere il permesso di soggiorno. Questi avrebbero dovuto versargli 600 euro a testa ma l’operazione non andò in portò: il complice che avrebbe dovuto fornire gli alloggi fittizi si rifiutò di farlo e l’affare saltò. 

Il falso incidente
L’ultimo inghippo di Cianfrone: un presunto finto incidente stradale per incassare i soldi dell’assicurazione. Francesco De Palo e Antonio Cianfrone vennero arrestati nel 2015 accusati dei reati di concussione, falso in atto pubblico, rivelazione di segreto d’ufficio, omissione di atti d’ufficio e illecita percezione di denaro. Il processo è ancora in corso (prossima udienza il 25 novembre a causa del lockdown) ma l’Arma dei carabinieri per tutelare il decoro della sua immagine li ha sospesi dal servizio. A distanza di sei anni il processo deve andare ancora a sentenza.
 
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