ASCOLI - Sta spopolando sui social l’immagine della chiesa di San Tommaso. Virale sul web diventa la foto dei lavori propedeutici al restauro, dopo le lesioni dovute al terremoto del 2016: dal tetto del monumento religioso una cascata di palloni di ogni epoca. Super Tele, Etrusco, il mitico Tango. Ce n’è per tutti i gusti, addirittura uno risalente al Mondiale argentino del 1978: veri e propri cimeli, simbolo di un tempo che fu, quando tanti ragazzi trascorrevano interi pomeriggi a sfidarsi l’uno contro l’altro. Apparsa sul gruppo Facebook “Sei di Ascoli se...” , l’immagine in poche entra nel cuore di tanti.
Ieri un vero boom: tutte le emittenti radio e tv nazionali ne parlano, poi le pagine e profili più importanti riprendono la notizia.
«Quei palloni sono la testimonianza di un calcio che si giocava nelle piazzette italiane, nei campetti delle parrocchie, dove bambini e ragazzi si incontravano per tirare calci sognando di diventare un campione: e molti ci sono davvero riusciti a coronare questo desiderio. Immagino il dispiacere di chi non ha potuto recuperarlo a suo tempo, anche perché non ce n’erano tanti a disposizione. Ma erano comunque bei tempi e tornare a giocare un po’ di più in strada chissà che non possa far bene alla socializzazione dei ragazzi e al calcio italiano», commenta Stallone. Il segretario provinciale del Partito democratico, Francesco Ameli, è stato tra i protagonisti del cosiddetto rilancio sui social.
«È l’immagine di un calcio romantico che oggi non c’è più. Io come tanti sono cresciuto sotto i palazzi di Monticelli. Ed ho trascorso ore ed ore a giocare insieme ai miei amici lì, dando i calci ad un pallone. Invito tutte le famiglie a far uscire i ragazzi, anziché lasciarli in casa davanti ad uno schermo, in una realtà virtuale e sempre meno sociale – afferma Ameli -. Dopo la mancata nomina a Capitale italiana della Cultura, potrebbe essere un piccolo segnale che regala speranza: Ascoli ha tante cose da raccontare. Chissà che non sia anche di buon auspicio per tanti giovani calciatori ascolani di oggi».