ASCOLI - Viaggiare lungo la Salaria, di questi tempi, è un autentico incubo. E mentre si entra anche nella fase più calda della stagione estiva, con ingorghi e code che diventano il pane quotidiano dell’automobilista e con le istituzioni che cercano di spingere su più fronti per collegamenti futuri degni di tale nome, il presente vede il capoluogo piceno sempre più lontano da Roma.
Dopo 4 anni di cantieri e tanti altri ancora programmati, ad accogliere gli automobilisti lungo l’arteria che collega l’Adriatico ( all’altezza del Piceno) con il Tirreno c’è una lunga serie di semafori con attese prolungate e transito a senso alternato in più punti, affiancata da due deviazioni obbligatorie per diversi chilometri su strade interne sia all’altezza di Amatrice che di Rieti. Risultato, almeno 3 ore e mezza (considerando anche i limiti di velocità) se non di più per raggiungere Roma da Ascoli e viceversa. Una situazione da far cadere le braccia al più paziente degli automobilisti.
Partendo da una situazione già precaria, aggravata dai danni provocati ormai circa 5 anni fa dal terremoto, con numerosi cantieri aperti dall’Anas e altri ancora in arrivo, attualmente il collegamento tra il Piceno e la capitale è obiettivamente impercorribile per tutta una serie di situazioni che scoraggerebbero chiunque.
Ma a questo va aggiunta anche una doppia deviazione, rispetto al tracciato principale, che, come segnala qualche automobilista facendo riferimento a qualche giorno fa, costringe a percorrere alcuni chilometri di strade interne secondarie, tortuose e sicuramente scomode. La prima deviazione, più breve, è quella prima di Amatrice, mentre la seconda più lunga e scomoda è quella che si presenta all’altezza di Rieti, con una sorta di circuito interno che solo grazie al navigatore satellitare può consentire di rmmettersi sulla Salaria e proseguire.