Ascoli, minacce a un testimone
Nei guai il cugino di Salvatore Parolisi

Salvatore Parolisi durante le ricerche della moglie Melania Rea
Salvatore Parolisi durante le ricerche della moglie Melania Rea
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Venerdì 17 Giugno 2016, 09:27
ASCOLI - Il processo davanti al giudice di pace di Ascoli, che vede imputato Vincenzo Parolisi, cugino di Salvatore, per minacce nei confronti di Raffaele Paciolla e la sua famiglia, è stato rinviato. Il giudice Raffaella Gentili lo ha aggiornato al 20 settembre prossimo. L'èmpasse è costituita dal fatto che Vincenzo Parolisi si è trasferito in Germania, per cui non è rintracciabile. Non affrontare il processo non avrebbe senso in quanto dovrebbe solo presentare al magistrato un’offerta pecuniaria per riparare al reato, offerta che lo stesso magistrato deciderà se sia o meno congrua.
La vicenda ha visto coinvolte nel giugno di cinque anni fa due persone: Arturo Balsamo e Vincenzo Parolisi. 

Il primo, però, si è tirato fuori dal caso offrendo un risarcimento del danno pari a 170 euro. Cifra che il giudice di pace ha ritenuto essere congrua. Parolisi, invece, non ha offerto risarcimenti e il processo è tuttora è pendente in attesa che l'indagato venga rintracciato. Fra il 10 ed il 15 giugno 2011, dopo che Raffaele Paciolla aveva rilasciato ai magistrati delle dichiarazioni che si ricollegavano alll'omicidio di Melania Rea , avvenuto il 18 aprile dello stesso anno nel bosco delle Casermette. La testimonianza di Paciolla scatenò le ire di Arturo Balsamo e Vincenzo Parolisi. I due, in concorso, attraverso il profilo Facebook “Sabrina Valente”, poi rinominato "Sabry Valente", scambiavano con l’utente Raffaele Paciolla una serie di messaggi inerenti l'omicidio di Melania Rea. Paciolla era stato sentito dal magistrato come persona informata sui fatti, in quanto vicino di casa della coppia e testimone delle prime ricerche della donna a Colle San Marco, ed aveva rilasciato interviste e dichiarazioni pubbliche. Balsamo e Vincenzo Parolisi non gradirono il contenute di alcune esternazioni per cui postarono dei messaggi minacciosi nei confronti di Raffaele Paciolla e della sua famiglia.
 
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