Ascoli, condannato per un omicidio
Pena ridotta a 8 anni di reclusione

Processo a Torino per un albanese residente ad Ascoli
Processo a Torino per un albanese residente ad Ascoli
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Mercoledì 25 Maggio 2016, 15:58
ASCOLI - In primo grado era stato condannato dal tribunale di Torino, per il reato di omicidio volontario in concorso, a dieci anni di reclusione. In appello, Paolo Avdul, albanese residente ad Ascoli, assistito dall’avvocato Mauro Gionni, ha ottenuto uno sconto di pena ad otto anni di reclusione.

La corte gli ha riconosciuto trattarsi di concorso anomalo in omicidio volontario. La vicenda, che ha avuto come teatro via Ormea a Torino, ed ha visto coinvolti altri cinque connazionali di Avdul, risale a maggio di due anni fa. Fra il clan degli albanesi e quello dei senegalesi non correva da tempo buon sangue tanto che già in precedenza si erano affrontati per questioni legate allo spaccio di sostanze stupefacenti e di sfruttamento della prostituzione. La sera del 18 maggio il gruppo degli albanesi decise di passare all’azione per dare una lezione a quello degli africani. A spingerli a tanto fu un episodio in cui era coinvolta una ragazza albanese che più volte era stata infastidita dai senegalesi che volevano non svolgesse l'attività di prostituzione in quella via dove avrebbero preteso di avere il predominio assoluto.

A bordo di un'auto P. A. e K. A. transitarono tre volte lungo via Ormea dove stazionavano i senegalesi. Fra i due gruppi volarono parole grosse e gravi minacce. Poi, all’improvviso i due, dopo aver bloccato l'auto, scesero dalla stessa impugnando le armi. I senegalesi si armarono di spranghe e bottiglie. Iniziano a discutere animatamente, ognuno cercando di far valere le proprie ragioni. Poi, quando sembrava che la contesa si sarebbe risolta con un ulteriore ammonimento a non infastidire la loro connazionale, ecco che partì un colpo dalla pistola di K. A. che raggiunse all’altezza della clavicola sinistra, B. A. S. che venne trasportato d'urgenza in ospedale dove poco dopo morì a seguito della grave lesione riportata.
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