Mestichelli ucciso in carcere
I parenti: "Abbandonati dalle istituzioni"

Mestichelli ucciso in carcere I parenti: "Abbandonati dalle istituzioni"
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Lunedì 2 Marzo 2015, 18:08 - Ultimo aggiornamento: 18:15
ASCOLI - ​“Abbandonati dalle istituzioni, lasciati soli nel momento più buio della nostra famiglia da coloro che, invece, avrebbero potuto esprimerci la loro vicinanza e adoperarsi per aiutarci a far luce su un dramma senza fine. Anche solo con una telefonata”. A poche settimane dalla morte di Achille Mestichelli, ucciso nella cella del carcere di Marino del Tronto, Luigia Cialini, parente della vittima, che insieme al resto della famiglia vive a Castel di Lama, punta il dito contro le istituzioni locali. Contro chi, a suo dire, “ha mostrato un assordante silenzio. Che fa male”.

Ma il dolore della famiglia di Mestichelli risale a circa un mese e mezzo prima della sua morte, quando, racconta Luigia Cialini “Achille mi scrisse una lettera dal carcere: mi disse che la vita li dentro era dura e che stava cercando in tutti i modi di ottenere un incontro con me, ed io stessa, per almeno un mese, ho chiesto più volte il permesso alla direzione del carcere di poter andare a colloquio con lui. Ma non c’è stato verso. Me l’hanno negato più volte. Si sono ricordati della famiglia solo quando è avvenuta la tragedia”.

Poi, l’ombra di un sospetto atroce sulla fine di Mestichelli: “Il giorno della tragedia - prosegue la parente della vittima - siamo stati chiamati a casa ed il carcere ci ha avvisati di un improvviso malore di Achille, forse una ischemia. Ci siamo recati subito all’ospedale Torrette di Ancona e quando siamo arrivati i medici che lo hanno assistito ci hanno guardati in faccia allibiti. E sono stati proprio loro a far partire la segnalazione”.

E’ stato spinto, oppure Achille Mestichelli è stato vittima di una selvaggia aggressione? Un interrogativo, questo, che ora è al vaglio degli inquirenti. Ma la gravità delle lesioni riportate dalla vittima parlano chiaro: sette costole fratturate, frattura del cranio, di una vertebra, infrazione della milza e diverse ecchimosi agli arti superiori del corpo. Un quadro autoptico agghiacciante, che potrebbe dare più forza alla tesi dell’aggressione selvaggia. E a questo punto, il quadro accusatorio del suo compagno di cella, Ben Ali, tunisino di 24 anni, accusato di omicidio preterintenzionale, compagno di cella di Mestichelli, potrebbe aggravarsi ulteriormente. “Nei giorni scorsi - prosegue Cialini - sono stata in carcere per ritirare gli effetti personali del povero Achille: si tratta di una vicenda gravissima e i funzionari del penitenziario mi hanno assicurato che faranno tutto il possibile per scoprire la verità”.

Ma lo sdegno e lo sgomento dei parenti resta vivo: “La struttura carceraria - conclude Cialini - ci ha, di fatto, impedito di vedere Achille. Ci hanno avvisato solo per dirci che si era sentito male. E qualche ora dopo è morto”.

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