La partita dell'Ascoli fa assolvere
un genitore separato con due figli

Il palazzo di giustizia
Il palazzo di giustizia
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Martedì 10 Maggio 2016, 10:07
ASCOLI - «Eludere significa compiere un piccolo inadempimento«. Con questa valutazione giudiziaria, il magistrato Barbara Pomponi ha assolto un padre di famiglia, assistito dall’avvocato Mauro Gionni, il quale era stato denunciato dalla ex moglie per non averle riportato a casa nell’ora stabilita i due figli minori, in violazione al provvedimento emesso all’atto della separazione matrimoniale della coppia dal tribunale di Ascoli. Secondo quanto stabilito nel documento il padre aveva diritto a vedere i figli due volte alla settimana. 
Un giorno E. C., il padre, va a casa della ex moglie per prendere i due bambini che avrebbe dovuto riportare entro le 21. Accade però che l'uomo ed i suoi due figli si mettono a seguire in televisione la partita di calcio che vede impegnato l'Ascoli. Mentre i tre stanno seguendo la fasi salienti dell’incontro, gustando una pizza in casa, l’ex moglie telefona reclamando il mancato rispetto dell’orario. L'uomo cerca di farle capire che il ritardo andava giustificato in quanto i bambini avrebbero desiderato vedere tutta la partita dopodichè sarebbe stata sua premura riportarli da lei. La donna, però, non sente ragione e si reca presso la caserma dei carabinieri per denunciare l'ex marito. I militari dell’Arma si recano nell’abitazione di E. C. e in effetti constatano che i tre stanno guardando la partita e che avevano cenato con la pizza. La denuncia, comunque, va avanti e si arriva al processo. Nonostante l’invito da parte degli avvocati e dello stesso magistrato ad una conciliazione, la donna, che comunque non si è costituita parte civile, decide di voler arrivare fino in fondo soprattutto perché da parte dell’ex marito non ha ricevuto le scuse che, a suo dire, avrebbe dovuto farle davanti ai due figli. La sentenza del giudice Barbara Pomponi, però, ha gelato le aspettative della donna. Facendo riferimento ad una precedente sentenza emessa dalla Corte di Cassazione, il magistrato ha assolto il padre in quanto ha ritenuto che la sua elusione era da ritenere alla stregua di un inadempimento che non configurava un reato.
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