Ascoli, mani sul collo e schiaffi alla moglie: condannato a un anno e mezzo il marito violento

Il Tribunale di Ascoli
Il Tribunale di Ascoli
di Luigi Miozzi
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Mercoledì 8 Novembre 2023, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 18:41

ASCOLI - Aveva minacciato e aggredito la moglie separata provocandole anche gravi lesioni. Un quarantaseienne ascolano è stato condannato a un anno e sei mesi di carcere dal giudice del tribunale di Ascoli, Alessandra Panichi. Gravi le accuse mosse dalla Procura nei confronti dell’ex merito che tra l’aprile e il luglio del 2017 in più occasioni aveva aggredito e minacciato la moglie nonostante nei suoi confronti era stato emesso un provvedimento di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

Il quarantaseienne aveva ottenuto dalla moglie, seppur fossero in fase di separazione, il consenso a vivere momentaneamente nella sua abitazione ma la convivenza si era rivelata un vero e proprio incubo. 

La reazione
 

Soprattutto, dopo che la moglie aveva chiesto al marito di lasciare lasciare la casa.

La reazione dell’uomo fu violenta: prese la donna per il collo e la colpì con uno schiaffo al volto provocandole un taglio al labbro e ferite giudicate guaribili in oltre venti giorni. E quando la moglie prese il telefono cellulare per chiamare la polizia, il marito glielo strappò di mano impedendole con la forza di uscire dalla camera da letto. Alla reiterata richieste della donna di andarsene di casa, il marito rispondeva che non aveva alcuna intenzione di lasciare l’abitazione e che non si sarebbe mai liberata di lui. In una di queste, l’uomo aggredì la moglie, l’afferrò per le dita della mano provocandole l’infrazione del terzo dito della mano sinistra con una prognosi di 23 giorni. Una situazione divenuta insostenibile che ha comportato con il procedimento penale nei confronti del quarantaseienne finito davanti al giudice. 

La requisitoria


 
Al termine della propria requisitoria, il pm Gennaro Cozzolino ha chiesto la condanna a tre anni di carcere. Il giudice Alessandra Panichi, accogliendo in parte le tesi dei difensori dell’uomo, gli avvocati Silvia Morganti e Umberto Gramenzi, ha inflitto una pena di un anno sei mesi di reclusione. 

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