Ascoli, cittadinanze false a calciatori
uruguaiani: in quattro finiscono nei guai

Il tribunale di Ascoli
Il tribunale di Ascoli
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Martedì 6 Dicembre 2016, 19:11 - Ultimo aggiornamento: 23:45
ASCOLI PICENO – Lo status da comunitario può far molto comodo sui campi di calcio: può aprire le porte a squadre e contratti. Ma c’è chi esagera. Il giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Ascoli Piceno Maria Teresa Gregori ha condannato con il rito abbreviato a due anni e otto mesi di reclusione Vincenzo D'Ippolito, un procuratore di calciatori abruzzese. L'inchiesta della procura ascolana Ascoli riguarda il caso di una decina di calciatori provenienti dall'Uruguay che avrebbero utilizzato scorciatoie illecite per ottenere lo status di giocatore comunitario, attraverso le procedure di riconoscimento della forma di cittadinanza acquisita in base allo “iure sanguinis” da stranieri discendenti di cittadini italiani. Per la stessa vicenda il Gup ha rinviato a giudizio due impiegati del Comune di Spinetoli, un ex dipendente del Comune di San Benedetto del Tronto, amico di D'Ippolito. Il processo a loro carico inizierà l'8 marzo 2017 davanti al Collegio del tribunale di Ascoli. Ai quattro indagati sono contestati i reati di corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio e falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
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